Angelo e Valerio
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Angelo e Valerio stanno creando
un archivio di semi antichi
per combattere le multinazionali

Due contadini della Puglia, Angelo e Valerio, stanno creando un nuovo mercato alternativo dei vegetali nel grande mondo delle multinazionali.

Il Davide libero e organico contro il Golia degli ogm e del monopolio dei semi.
Da una parte ci sono gli amici d’infanzia Angelo Giordano e Valerio Tanzarella di Ceglie Messapica, due agricoltori speciali che sperimentano e collezionano semi rari e incredibili;
dall’altra padroneggiano Monsanto-Bayer e Syngenta, due aziende multi(sovra)nazionali di biotecnologie agrarie che hanno in mano circa l’83% delle sementi del mercato globale, più o meno il 95% del cibo vegetale che gira tra le nostre gengive.
Queste due aziende detengono anche il 70% dei farmaci tuttora in uso nelle coltivazioni terrestri, e il dato è quindi curioso: queste aziende che producono semi (e quindi i futuri vegetali) sono anche le stesse compagnie che producono gli agrofarmaci che a quel seme occorrono per potersi sviluppare e produrre.
Ok è un dato spaventoso, non curioso.

Angelo e Valerio
chi sono?

Angelo è un agronomo a tutti gli effetti, Valerio è invece un avvocato, che ha lavorato per anni a Rai Cinema nell’ufficio legale.

“Cinque anni e mezzo fa abbiamo aperto Ex Terra, una società Srl che però è anche una SB, una società benefit. Infatti, oltre a essere una società con profitto, come tutte le altre, la nostra persegue anche fini etici.
Cerchiamo di guadagnare, ma aspirando a fare del bene.
Insieme abbiamo un azienda che si occupa di semi di varietà dimenticate, rare e preziose, antiche e particolari, di coltivarle, di studiarle e di diffonderle, e di proporle in nuovi mercati.
È un lavoro bellissimo, ma dobbiamo lottare come leoni!”

Ci capita in continuo di trovare in campagna, da qualche contadino anziano, semi ancora nascosti, magari qualcuno morendo ha lasciato una scatola con tesori di sementi nei monasteri.

Angelo e Valerio sono due quasi quarantenni, con cultura universitaria ed esperienze in grandi aziende, ma quello che praticano è disobbedienza civile, coltivando e promuovendo i semi della disobbedienza.

“Prima di tutto cerchiamo di immortalare e riprodurre la biodiversità di un tempo, ma anche di incentivare le scoperte scientifiche e nutraceutiche di alcuni vegetali.
La ‘nutraceutica’ è un neologismo sincratico da “nutrizione” e “farmaceutica”, coniato dal Dr. Stephen DeFelice nel 1989.
Nel particolare i nutraceutici sono quei principi nutrienti contenuti negli alimenti che hanno effetti benefici sulla salute. Quindi curarsi, mangiando frutta e verdura sane”.

“Alcuni pomodori hanno dei principi nutritivi 200 volte rispetto ad altre varietà.
Magari a quelle 7 varietà che troviamo sempre e immancabilmente nei supermercati italiani, che hanno tutti la stessa forma, lo stesso non sapore e la medesima inefficacia nel nutrire chi li mangia”.

“Abbiamo in saccoccia 20 varietà di melanzane, 200 di peperoncini e peperoni, 30 di patate, 15 di piselli, 15 di taccole, 30 di fave, 10 di ceci, 100 di meloni e poi zucche, piante emozionanti come la Mimosa Pudica, cactus e piante grasse degni dei primi film di David Lynch, piante che entrano nel mondo del tessile, un vitigno composto da quasi 20 varietà di uva diverse!”

Ti rendi conto che
il 90% delle varietà che coltiviamo noi
sono potenzialmente illegali?

“Quelle commerciabili devono essere sicure per il consumatore, aspettare lunghi iter di controllo che nel frattempo fanno crollare la voglia di coltivare.
Magari sono pomodori centenari delle campagne pugliesi e non si possono vendere sul mercato!
Un pomodoro antico non è mio o tuo, appartiene a tutta quella comunità che l’ha tramandato negli anni, selezionato e cucinato, salvato dalla clessidra del tempo e del business moderno”.

Il problema è la legislazione

Il problema è la legislazione: se tu hai tanti soldi iscrivi le varietà, te ne inventi una in laboratorio e la iscrivi nei registri nazionali ed europei.
Questo metodo incastra però i piccoli coltivatori che non possono permettersi di spendere tanti soldi per brevettare le proprie piccole varietà e sprecare il tempo ad aspettare questo cacchio di brevetto.
Per non parlare dei documenti, gli studi e le ricerche, i documenti legali da allegare per sollecitarne l’approvazione.

Il contadino non si rende conto
della sua potenza

Angelo e Valerio non condannano chi vuole eventualmente registrare un seme, ma vogliono avere la certezza che poi questa registrazione venga usata per scopi nobili, e non meramente per lucrare.
Vogliono altresì risvegliare la coscienza del contadino perché

“è lui alla base di tutta la filiera, non si rende conto della sua potenza. In un nonnulla può disinnescare e scardinare tutto il sistema. È un elefante tenuto legato a un palo con un filo di cotone: se qualcuno sussurra nelle sue grandi orecchie che il filo è di cotone, con un sol passo sarà libero”.

Differenza fra banca e archivio

Sulla Terra c’è anche la Svalbard global seed vault, sull’isola di Spitsbergen in Norvegia, una “banca” dei semi in mano a Microsoft.
E qui si ritorna al discorso di prima: le sementi in mano a una grande azienda per scopi puramente economici.
Ex Terra di Angelo e Valerio è invece un archivio dei semi, non una banca, perché il termine “banca” è errato: la banca presta e chiede indietro con gli interessi, a loro due piace invece coltivare quei meravigliosi frutti e vederli masticare da tutti.

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FONTE: vice.com

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