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Effetti genotossici del Wi-Fi

La Prof.ssa Lucia Piacentini lavora al Dipartimento di Biologia e Biotecnologie dell’Università La Sapienza di Roma e ha pubblicato, insieme al suo gruppo della Sapienza e al Dott. Fiorenzo Marinelli, una ricerca sugli effetti genotossici del Wi-Fi sulla rivista Cells (2022) dal titolo “WiFi Related Radiofrequency Electromagnetic Fields Promote Transposable Element Dysregulation and Genomic Instability in Drosophila melanogaster“.

Questa ricerca è stata sostenuta da AMICA che, grazie alle donazioni dei suoi Sostenitori, ha fornito alcuni reagenti chimici e alcuni macchinari (AMICA non ha svolto alcun ruolo nella raccolta e nella interpretazione dei dati).

Quali sono le vostre aree di competenza come gruppo di ricerca e quali sono i temi di cui vi occupate di più?

Il nostro gruppo di ricerca si occupa di diversi aspetti della biologia del cromosoma e delle dinamiche alla base dell’evoluzione dei genomi.

In questi ultimi anni ci stiamo concentrando sul modo in cui i genomi rispondono in maniera attiva ai cambiamenti ambientali attraverso dei meccanismi genetici ed epigenetici.

Questa plasticità genomica permette agli organismi di adattarsi rapidamente ai cambiamenti ambientali.

I genomi di tutti gli organismi possiedono delle sequenze molto versatili che si prestano a rispondere attivamente e rapidamente alle pressioni ambientali, gli elementi trasponibili, elementi genetici mobili in grado di spostarsi autonomamente da una parte all’altra del genoma.

Questi sono elementi molto versatili perché, se attivati da stress ambientale, possono rimodulare interi network genici e possono cambiare l’espressione di numerosi geni contemporaneamente.

Sebbene da una parte questi mutamenti possono avere degli effetti vantaggiosi, il loro grosso potenziale (mutagenico) può essere deleterio per l’organismo e, per questo motivo, la loro espressione è mantenuta generalmente quasi silente in condizioni fisiologiche.

Condizioni stressanti come forti cambiamenti ambientali, forti stress emotivi e altre condizioni dell’organismo non fisiologiche, come molti tipi di malattie, producono una deregolazione di questi elementi, per cui, sebbene da una parte possiamo apprezzare il loro potere adattativo, dall’altra questa deregolazione degli elementi trasponibili è l’indicatore di un organismo “stressato”.

Perché avete deciso di studiare le drosofile per studiare gli effetti genetici del Wi-Fi?

Il motivo principale è che la Drosophila è l’organismo modello da sempre utilizzato nel nostro laboratorio.

Nel tempo abbiamo maturato una conoscenza e un’esperienza tale da poterlo studiare quasi a 360 gradi.

Negli ultimi anni abbiamo studiato proprio l’effetto degli stress ambientali sulla deregolazione degli elementi trasponibili nelle cellule somatiche e germinali del moscerino della frutta, approfondendo anche le basi molecolari di questa deregolazione.

Studi di genomica comparativa dimostrano che almeno il 50% dei geni di Drosophila ha un gene simile nella specie umana e, tra i geni umani noti per essere associati a patologie, il 75% ha un ortologo in Drosophila. Questa forte somiglianza, unitamente alla facile e rapida manipolazione genetica, rendono la Drosophila un ottimo sistema sperimentale.

Quali effetti avete trovato nel gruppo di drosofile esposte alla radiazione del Wi-Fi rispetto al gruppo di controllo? Solo effetti genetici o anche di altro tipo?

Nel nostro lavoro ci siamo concentrati sullo studio degli effetti biologici non termici della radiazione Wi-Fi utilizzando Drosophila melanogaster come modello sperimentale.

I moscerini esposti, per tutto il tempo del loro sviluppo (da embrioni ad adulti) alla radiazione del Wi-Fi hanno mostrato, rispetto ai relativi controlli, una deregolazione significativa dei trascritti degli elementi trasponibili sia nel sistema nervoso centrale che nei tessuti germinali.

Abbiamo anche dimostrato che, alla base di tale deregolazione trascrizionale, c’è una generalizzata deregolazione del grado di compattamento dell’eterocromatina che ospita la maggior parte delle sequenze mediamente ripetute di origine trasposonica.

Coerente con i difetti di condensazione della cromatina abbiamo anche rilevato, nei cervelli larvali, un aumento di Specie Reattive dell’Ossigeno (ROS) e una significativa instabilità genomica che, a loro volta, inducono neurodegenerazione e compromettono in modo significativo sia le performance locomotorie dei moscerini sia il loro riflesso di fototassi negativa come risposta all’esposizione alla luce.  

Infine, siccome l’instabilità genomica può condurre a una perturbazione dell’omeostasi tissutale e un rischio aumentato di cancro, abbiamo voluto valutare se l’esposizione alle radiazioni Wifi fosse in grado di aumentare il potenziale metatstatico di un tumore primario indotto con l’overespressione dell’oncogene RAS.  

Questi esperimenti hanno dimostrato che l’esposizione alle radiazioni Wi-Fi è in grado di sinergizzare con l’oncogene ras nei meccanismi di proliferazione del tumore.

Questi effetti indicano che esiste una sorta di tossicità della radiazione per la drosofila?

Sicuramente i trattamenti effettuati sono in grado di indurre una sorta di tossicità sui moscerini perché impattano sulla stabilità genomica e inducono difetti neurologici e comportamentali.

Tuttavia, sebbene questi effetti siano significativi, non sembra siano in grado di causare alterazioni nello sviluppo dei moscerini.

Ulteriori studi saranno sicuramente necessari per chiarire l’impatto che i campi elettromagnetici hanno sugli organismi.

In particolare sarebbe molto interessante approfondire e dissezionare i meccansimi molecolari attraverso cui i campi elettromagnetici inteferiscono con la condensazione della cromatina e inducono danno al DNA.

Quali possono essere le implicazioni delle vostre scoperte per la salute dell’Uomo?

Gli effetti biologici che abbiamo osservato irradiando i moscerini ci hanno fornito evidenza che, oltre agli effetti termici legati all’esposizione a campi elettromagnetici, andrebbero presi in considerazione anche gli effetti non termici che sono in grado di indurre danno al DNA.

Detto questo, sebbene siamo riusciti a stabilire che il Wi-Fi abbia effettivamente effetti negativi sull’omeostati cellulare e tissutale, crediamo che, sia difficile e prematuro, al momento, prevedere delle possibili implicazioni per la salute umana se non progettando degli esperimenti ad hoc.

Ogni organismo può aver sviluppato un diverso tipo di suscettibilità e di difese nei confronti di stress ambientali, per esempio, le frequenze di instabilità genomica indotte dal Wi-Fi potrebbero non essere le stesse tra organismi diversi.

Quali sviluppi futuri della ricerca ritenete necessari sulla base di queste vostre scoperte?

Per il futuro sarebbe opportuno sfruttare la Drosophila per approfondire alcuni degli effetti evidenziati in questo primo lavoro, come ad esempio se queste alterazioni possano avere anche degli effetti sulla durata media della vita.

Inoltre, considerando che le radiazioni WiFi causano l’attivazione degli elementi trasponibili anche nella linea germinale femminile, sarebbe interessante approfondire eventuali effetti mutagenici sulle generazioni successive.

Un altro aspetto che sicuramente andrebbe approfondito sarebbe proprio cercare di capire se questi effetti siano conservati anche in altri modelli sperimentali.

Alla luce dei risultati ottenuti con le radiazioni WiFi, sarebbe estremamente importante valutare anche gli effetti biologici legati alle emissioni elettromagnetiche del 5G.

30 Aprile 2023

Nota. La ricerca sta ottenendo un riscontro molto importante da parte della comunità scientifica e risulta nel 10% delle ricerche più citate dal sistema Altimetric.

Fonte: infoamica

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