
OMS: tutti i rischi di un Regolamento sanitario fatto per “governare” la nostra salute con l’emergenza
L’Italia si è astenuta sul trattato pandemico dell’OMS.
Ora però si apre la partita del Regolamento Sanitario Internazionale (RSI), i cui emendamenti vanno esplicitamente rigettati
La pandemia è stata una formidabile opportunità per l’OMS, permettendole di dilatare le proprie competenze e imporre linee guida che i governi hanno spesso subito in maniera passiva.
L’OMS si è inoltre mostrata acquiescente nei confronti dei diktat di Big Pharma e prona ai desiderata di alcune nazioni – come la Cina – coprendone ombre e responsabilità.
Due sono gli obiettivi ambiziosi Ghebreyesus: riformare il Trattato anti-pandemia e ristrutturare il Regolamento Sanitario Internazionale (RSI)
Il primo obiettivo riguarda il Piano anti-pandemico che, originariamente, puntava a ridurre ulteriormente la sovranità e lo spazio di manovra dei singoli Stati dinanzi a future emergenze.
Emergenza è la parola chiave per legittimare qualunque scelta assunta senza consenso e sulla base di presupposti labili e non trasparenti, per poter così ridisegnare procedure e regole di condotta a cui uniformare dall’alto la stessa condotta medica.
È sulla base di questa impostazione che l’ex ministro Roberto Speranza è stato assolto dalla responsabilità degli effetti avversi al vaccino anti-Covid, adducendo a motivo proprio il fatto di “aver obbedito” alle direttive dell’OMS.
Animata dal concetto di “stato globale”, la proposta voleva avocare all’OMS le scelte essenziali in tema di sanità estromettendo i singoli Stati: questo disegno è stato apertamente rifiutato da alcune nazioni che non hanno apposto la firma al nuovo trattato.
Tra queste, oltre ovviamente agli USA, l’Italia, la Russia, Israele, Gran Bretagna. Queste nazioni, se non ratificheranno il trattato, potranno tranquillamente disattenderlo.
Regolamento Sanitario Internazionale (RSI)
La partita non è però finita qui, perché ora si apre quella, ancora più insidiosa, relativa al nuovo Regolamento Sanitario Internazionale (RSI), all’interno del quale si cerca di inserire disposizioni capestro che, in qualche modo, permettano di recuperare ciò che non è stato possibile fare con il trattato anti-pandemico.
I capisaldi del nuovo regolamento, sotto forma di “emendamenti”, sono già stati decisi nel 2024 e sono disposizioni vincolanti per gli Stati membri – i quali, se non formalmente respinti entro il 19 luglio 2025, entreranno automaticamente in vigore anche per l’Italia, senza alcun passaggio parlamentare.
Tra questi è compresa:
- 1) la definizione di “emergenza pandemica” – definita con criteri alquanto vaghi – in base alla quale si possono giustificare misure eccezionali a sostanziale discrezione dei vertici OMS;
- 2) la creazione di nuove entità di coordinamento per l’implementazione e il finanziamento dell’OMS;
- 3) misure di controllo sull’informazione – scientifica e divulgativa – che con la scusa della “lotta alla disinformazione” legittimano gli interventi di censura da parte dell’OMS, che dovrebbero automaticamente essere recepiti dagli Stati membri.
L’accoglimento di questi emendamenti, ripetiamolo, avverrebbe per “silenzio assenso” in assenza di un dibattito e voto del Parlamento italiano.
Per il respingimento è indispensabile invece una comunicazione formale all’OMS da parte del governo.
Non è ozioso sottolineare la malizia dietro la regia di questo processo, in gran parte sotterraneo, lontano dall’attenzione dei media e dei cittadini del mondo.
Basti ricordare che gli emendamenti sono stati presentati all’Assemblea Mondiale della Sanità solo un paio di settimane prima dalla discussione, infrangendo la regola vincolante per la quale qualunque proposta di modifica debba essere comunicata almeno quattro mesi prima dell’Assemblea in cui viene posta in discussione (art. 55).
Le proposte sono inoltre state approvate con una maggioranza semplice degli Stati presenti, escludendo dal computo le astensioni (l’Italia si è astenuta), legittimando il principio per cui un numero limitato di voti favorevoli finisce con il determinare l’adozione di regole vincolanti per tutti gli Stati membri.
Regolamento Sanitario Internazionale (RSI)
L’Italia si è astenuta ma non basta
L’accettazione di questi emendamenti è stata sollecitata acriticamente dal Consiglio europeo che ha invitato gli Stati membri a recepirli. Si tratta di un endorsement squisitamente politico (e non vincolante), dato che l’UE non è parte dell’OMS e non partecipa direttamente alle decisioni dell’Assemblea Mondiale concernenti l’adozione di emendamenti ai regolamenti sanitari.
Infatti, benché la Commissione abbia negoziato le modifiche del RSI a nome dell’Unione Europea, l’autorità decisionale su questi emendamenti risiede nei singoli Stati Membri, inclusa l’Italia, che hanno tempo fino al 19 luglio 2025 per comunicare un’eventuale riserva o rifiuto. Questo termine rappresenta un passaggio cruciale per la tutela della sovranità sanitaria della nazione ed è imperativo focalizzare l’attenzione su tali termini. Astenersi sul trattato anti-pandemico è stato un primo passo, ma non può assolutamente bastare. Gli emendamenti sul RSI vanno rigettati. La posta in gioco è alta e non possiamo rischiare di consegnare la nostra sovranità sanitaria nelle mani dell’OMS.
Fonte: Il Sussidiario
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