MES E DINTORNI: ELON MUSK POTREBBE SPIEGARE ALL’ITALIA LE TRAME DI SOROS E DISCEPOLI
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L’insicurezza che inviluppa le nostre tante esistenze sembra non intenda concederci una tregua. Secondo il multimiliardario Elon Musk, le ragioni delle difficoltà vissute dall’umanità negli ultimi tre decenni sarebbero opera di un conciliabolo che odia l’umanità. Ecco che Musk pone sul banco degli imputati George Soros e i suoi ricchi discepoli, rei di “odiare l’umanità” e di aver “eroso il cuore della civiltà”. Le parole del patron di Tesla sono rimbalzate sul podcast condotto dall’attore e producer Joe Rogan: Musk ha attaccato Soros, affermando “Credo sia il principale finanziatore del Partito democratico e sia uno che essenzialmente odia l’umanità”. Soros si definisce amante delle nuove tecnologie, ma di fatto ha punito la ricerca di Musk (proprietario di Tesla, compagnia che produce veicoli elettrici e svolge ricerca tecnologica) provocandone il crollo a Wall Street. Soros di fatto ha invitato i potenti del pianeta a distruggere nelle borse Elon Musk perché legato ai Repubblicani, perché amico di Donald Trump e Steve Bannon. E’ lo stesso Soros che odia gli italiani per la loro capacità di risparmiare, di investire nel mattone e di dimostrarsi increduli verso progetti di stravolgimento delle comunità, della società (i progetti che finanzia Soros).

IL “metodo” Soros


Ecco perché è giusto chiedersi quanto il metodo Soros soffi sui giudizi delle agenzie di rating sempre nemiche dell’Italia. Soprattutto sorge il dubbio che il Mes serva davvero a porre in definitiva schiavitù gli italiani.
Gli italiani hanno bisogno di vederci chiaro, e non vorrebbero scoprire un domani (e per caso) che la loro casa è stata venduta a loro insaputa da un misterioso ufficio (o fondo) di Bruxelles.
Qualche anno fa Elon Musk, innamorato dell’Italia, di Venezia e delle Dolomiti, si è fatto progettare e costruire una villa in Trentino-Alto Adige dallo studio BlueArch (fondato nel 2000 da Alessandro Costanza e Alberto Montesi e specializzato in progetti innovativi e di extra-lusso). Pare Musk vorrebbe l’Italia meno succube di certi poteri legati ai Dem statunitensi. Sappiamo bene quanto Musk abbia fatto a gara con Bill Gates nel contendersi importanti patrimoni immobiliari in piazze d’inestimabile valore storico artistico. Ai più è comunque saltato agli occhi solo il suo folcloristico incontro di lotta con Mark Zuckerberg. E si spera la politica possa ascoltare Elon Musk più su consigli per salvare l’Italia dalla speculazione finanziaria che sulle amenità mondane.

La variabile Von Der Leyen


Le cose per l’Italia non vanno lisce come l’olio, e proprio per le ingerenze in casa Ursula von der Leyen da parte della speculazione finanziaria. Ecco perché l’uomo di strada si domanda quanto la scure dell’UE sulle nostre manovre di bilancio venga condizionata dal “salotto buono” della speculazione finanziaria. Il 21 novembre Bruxelles formulerà il primo parere sulla manovra di bilancio per il 2024, entrando con piede pesante anche sulle scelte dell’esecutivo in tema di deficit e debito. Poi grande silenzio e tanta elegante ipocrisia da salotto da parte dei commissari UE: la secchiata ghiacciata in testa agli italiani arriverà da parte della Commissione Ue nella prossima primavera. Nel frattempo il premier italiano sappiamo tenterà trattative sull’annosa riforma del Patto di stabilità, e tutti siamo consci quanto la crescita dell’Italia non sia gradita ai “frugali”.
“Bruxelles – dice il Sole24Ore – dovrà stabilire se i livelli di deficit e di debito approvati dal Governo siano o meno in linea con il nuovo criterio sulla spesa che si sta definendo in sede europea e se, eventualmente, aprire una procedura d’infrazione”.
I “maghi dei mercati” intanto prevedono che entro il 17 novembre il governo e l’Italia subiranno i giudizi delle principali agenzie di rating: valuteranno come al solito lo stato di salute del nostro debito, i nostri titoli di Stato, e bacchetteranno l’economia italiana. Standard&Poor’s è stata la prima a tuonare, il 10 novembre toccherà a Fitch e il 17 a Moody’s. Secondo il Sole24Ore: «è quest’ultima la data più attesa: la decisione di Moody’s è infatti rimasta in stand by da maggio, quando l’agenzia decise di non aggiornare il rating. L’attuale giudizio classifica l’Italia a “Baa3” con prospettive negative e a fine aprile la stessa agenzia evidenziava in un report come l’Italia fosse l’unico Paese tra quelli “coperti” a rischiare “di perdere l’investment grade”. In questo clima di attesa sui mercati resta una certa fibrillazione. Basterebbe un ritocco al ribasso per far perdere al debito italiano il giudizio di “investment grade”, che viene riconosciuto ai titoli considerati sicuri».
Parole che fanno tornare alla memoria il 1992, trentun anni fa, quando l’Italia era costretta ad affrontare una delle più importanti emergenze economiche e sociali: la minaccia proveniva dall’estero, perché George Soros, dopo aver attaccato l’economia inglese (vendendo allo scoperto circa 10 miliardi di sterline) approfittando di un momento d’instabilità della Banca d’Inghilterra, decideva di replicare l’operazione contro l’Italia, vendendo allo scoperto la lira. Nonostante le risorse spese dalla Banca d’Italia (una perdita di circa 48 miliardi di dollari) in poche ore la Lira arrivava a perdere il 30%. La caduta costava al Belpaese l’uscita dallo SME (Sistema Monetario Europeo) oltre a onerose vessazioni fiscali sugli italiani per riuscire a rientrare nel sistema. Operazione storica che da un lato confermava la fama e la ricchezza di George Soros, e dall’altro la povertà e la crisi a cui veniva condannata l’Italia dal “salotto buono della speculazione internazionale”.

MES o non MES?


Noi tutti apprendiamo che entro novembre il governo dovrà pronunciarsi definitivamente sulla ratifica del Mes (dovrà essere poi votata dal Parlamento). Certo sarebbe un bel sogno poter assistere prima del voto ad una pubblica audizione di Elon Musk che, intervistato dai parlamentari italiani, spiegherebbe come i discepoli di Soros starebbero pilotando il fortunale del rating contro l’Italia. Ma non potrebbe mai succedere, l’Italia è nelle stesse condizioni del poveraccio che finisce a giudizio per un contenzioso economico col ricco potente…e il magistrato (in questo caso Bruxelles) s’adegua alle convenienze del “buon salotto”.

Fonte: La Pekora Nera

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