Intervista a Frédéric Baldan
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Intervista a Frédéric Baldan, l’ex lobbista: “ho denunciato Von der Leyen e le banche mi hanno chiuso i conti

Il 5 aprile 2023, a Liegi, un evento senza precedenti scuote le istituzioni europee: viene depositata una denuncia penale contro la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen.
Al centro delle accuse (avanzate parallelamente anche dal New York Times) c’è una negoziazione condotta in gran segreto via Sms – poi cancellati – con Albert Bourla, amministratore delegato di Pfizer.
In ballo, contratti da miliardi di euro per l’acquisto di vaccini Covid.
Successivamente, i giudici della Corte di giustizia dell’Unione europea, hanno stabilito che la Commissione

“non ha fornito una spiegazione plausibile per giustificare il mancato possesso dei documenti richiesti” (ovvero degli Sms scambiati con Bourla).

A raccontare la vicenda in prima persona è l’ex lobbista Frédéric Baldan, il denunciante, che nel suo libro-inchiesta Ursula Gates. La von der Leyen e il potere delle lobby a Bruxelles ripercorre la storia controversa di Von der Leyen, denuncia le lobby che orientano le scelte politiche e i conflitti d’interesse che erodono la fiducia nelle istituzioni europee e democratiche.

Intervista a Frédéric Baldan

Signor Baldan, può spiegare i motivi per cui i suoi conti bancari in Belgio sono stati chiusi, compreso quello di suo figlio di cinque anni? Quali spiegazioni ha fornito la banca?

“Non esiste alcun motivo.
Se fossi stato sospettato di frode o riciclaggio, la banca avrebbe avuto l’obbligo di informarmene.
Nel mio caso, invece, due istituti bancari hanno avviato contemporaneamente una procedura di recesso unilaterale dal rapporto contrattuale, senza fornire alcuna giustificazione.
La banca si riserva questo diritto nei contratti, ma ritengo che tale clausola possa essere estremamente squilibrata, poiché di fatto le consente di arrecarmi un danno senza doverlo risarcire.
Se a questo si aggiungono le numerose restrizioni legali introdotte negli ultimi anni, che di fatto rendono le banche indispensabili, mi convinco sempre di più che, in definitiva, la lobby bancaria e i poteri pubblici si siano accordati per trasformare il nostro diritto di proprietà privata in un mero privilegio, soggetto all’arbitrio di un cartello di banche”.

Passiamo allo scandalo Pfizergate e al ruolo di Ursula von der Leyen, un tema centrale nel suo libro.
Recentemente, la Commissione Europea ha lasciato scadere il termine per appellarsi alla sentenza storica della Corte di Giustizia dell’UE, che ha criticato duramente la mancanza di trasparenza nella gestione dei famigerati scambi di SMS tra la Presidente e l’amministratore delegato di Pfizer Albert Bourla durante l’apice della pandemia.
Non è stupefacente che Von der Leyen non si sia dimessa?
Qual è la sua opinione?

“La situazione è, a mio avviso, anche più grave.
Come ho documentato nel mio libro, nel 2023 ho chiesto alla Corte di Giustizia dell’UE (CGUE) di sospendere Ursula von der Leyen.
La mia richiesta si basava sul fatto che lei aveva violato il codice di condotta dei commissari (un’eredità dello scandalo della Commissione Santer), agendo in modo incompatibile con il suo ruolo e compromettendo la sua credibilità.
Nonostante il giudice della CGUE fosse un ex presidente della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU), ha consapevolmente ignorato la sua stessa giurisprudenza.
Ha stabilito, infatti, che la violazione dei miei diritti fondamentali e umani non mi avesse arrecato alcun danno.
In sostanza, la Corte ha affermato l’opposto del diritto vigente e si è rifiutata di esaminare il merito della causa, con l’effetto di proteggere Von der Leyen”.

“La mancanza di credibilità è palese.
Nel procedimento del New York Times che lei cita, la CGUE era già chiamata a deliberare proprio sulla violazione del diritto alla trasparenza da parte di von der Leyen.
Eppure, nello stesso periodo, dinanzi a quella stessa Corte, lei prestava giuramento per il suo secondo mandato, promettendo di difendere la Carta dei Diritti Fondamentali che sistematicamente viola.
La CGUE non poteva ignorare questa contraddizione, ma ha comunque accettato il giuramento.
È una situazione assurda che priva le istituzioni di ogni credibilità e, inevitabilmente, alimenta la crescita di un sentimento anti-UE sempre più estremo”.

Nel suo libro descrive il lobbying europeo: 50.000 lobbisti a Bruxelles che influenzano 705 deputati al Parlamento europeo, 27 capi di Stato e 27 commissari.
La maggior parte proviene dall’Europa, dagli Stati Uniti e dal Regno Unito; Russia e Cina sono assenti.
Non sembra un numero sproporzionato rispetto ai soli 12.000 lobbisti registrati a Washington, D.C.?

“Questi numeri non sono certi, perché ci sono lobbisti non dichiarati o persone che sono dichiarate ma non hanno alcun impatto.
Non è un segreto che le istituzioni europee siano sotto il controllo degli Stati Uniti.
Dall’industria della difesa a quella farmaceutica, fino alla tecnologia e ai dati, l’UE ha distrutto la nostra sovranità, la nostra economia e la nostra industria a vantaggio degli USA.
Quindi non rimane molto spazio per le altre potenze.
La cosa più assurda è vedere che, dopo l’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca, queste stesse politiche e funzionari che hanno distrutto la società europea nell’interesse dei successivi governi americani, sono gli stessi che oggi denunciano l’ingerenza americana”.

Come sottolinea il suo libro, Pfizergate non è il primo scandalo che coinvolge Von der Leyen.
Nel 2018, Der Spiegel ha rivelato che il suo Ministero della Difesa tedesco spendeva fino a 150 milioni di euro all’anno in consulenti esterni.
Possiamo concludere che una mancanza di trasparenza e la vicinanza ai lobbisti abbiano definito l’intera sua carriera?

“Sì, possiamo trarre questa conclusione, e direi che vale soprattutto per la parte più opaca del mondo delle lobby, quella che non rispetta alcun obbligo di trasparenza e agisce nel proprio interesse contro l’interesse generale.
Queste lobby traggono enormi profitti dal denaro pubblico, quindi per loro è vantaggioso.
Ursula von der Leyen stessa è stata una lobbista presso il World Economic Forum (WEF) e la Conferenza sulla sicurezza di Monaco (MSC).
Ne serve gli interessi usando i suoi poteri di Commissaria, mentre i trattati le impongono di agire in indipendenza.
Questo è evidente nelle transizioni verde e digitale sostenute dal WEF e nella guerra che avvantaggia le lobby nascoste dietro la MSC”.

Nonostante numerosi scandali, mozioni di censura e critiche, Ursula von der Leyen rimane saldamente al potere.
Secondo lei, quali poteri e forze sostengono una figura che appare così indebolita?

“Ha garantito accesso diretto al denaro pubblico per le Big Tech, i Big Data, le case farmaceutiche e la lobby delle armi.
Ci ha impoveriti massicciamente a vantaggio di queste lobby che continuano a sostenerla.
Anche per questo è ancora al suo posto.
Ma alla fine, questo sta distruggendo l’Unione Europea e quindi non durerà all’infinito.
Applica la logica del “quel che è preso è preso”.

“Persegue l’eredità ideologica di Walter Hallstein e di suo padre Ernst Albrecht, noto per aver promosso la tortura di Stato in un libro del 1976.
Del resto, Ursula non esita a dichiarare in inglese: useremo l’Unione per creare “la nuova Europa”.
A questo proposito, credo che la storia si ripeterà, che gli europei non vogliano questo progetto costruito contro i popoli e le nazioni, e che questo regime ormai illegittimo finirà per collassare.
Ursula è come un tappo che blocca la valvola di una pentola a pressione.
A lungo andare, la pressione crescente farà saltare il coperchio e saranno le intere istituzioni a finire per scomparire”.

Fonte: InsideOver

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