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Vaccino, ora è ufficiale: quando si ha diritto al risarcimento

Un precedente importante, quello segnato dalla Corte di Cassazione: ribaltata la precedente sentenza e garantito risarcimento alla famiglia della vittima

Il tema dei vaccini torna a essere particolarmente attuale.

Si parla infatti di aumento dei casi di Covid in tutt’Italia e, in relazione a queste statistiche, della necessità di una campagna vaccinale efficace, rivolta soprattutto ai soggetti fragili.

A tenere banco negli ultimi giorni è però la sentenza della Corte di Cassazione che, smentendo la tesi della Corte d’Appello, dice sì all’indennizzo per i danni irreversibili subiti da un paziente deceduto per encefalo mielite.

Sentenza ribaltata

Il caso è quello di una persona tragicamente deceduta dopo essersi sottoposta al vaccino antinfluenzale. La causa del decesso è encefalo mielite e i familiari, dopo una battaglia legale, hanno visto riconosciuto il loro diritto a un indennizzo.

Alla base del precedente rifiuto, sancito dalla Corte d’Appello, c’era la mancata presenza della vittima nell’elenco dei soggetti per i quali la somministrazione era raccomandata.

La Corte di Cassazione, invece, ha sottolineato come le campagne di informazione vaccinale e sensibilizzazione abbiano come obiettivo l’ottenimento della più ampia copertura vaccinale possibile.

Ciò evidenzia chiaramente come le somministrazioni siano volutamente diretta a tutta la popolazione, al di là delle condizioni di salute, dell’età e non solo.

Accolto pienamente il ricorso presentato dalla moglie e dai figli della vittima, che in precedenza avevano subito un duro rifiuto alla richiesta di risarcimento.

Le motivazioni di Appello e Cassazione

I giudici di secondo grado avevano valutato svariati aspetti, dall’età al generale stato di salute dell’uomo morto per encefalo mielite.

Pur evidenziando un nesso tra il vaccino antinfluenzale ricevuto e il decesso, il non rientrare nelle categorie di soggetti per i quali la somministrazione era raccomandata, ha portato al netto rifiuto.

Il ministero evidenziava infatti la necessità della vaccinazione per quelle persone portatrici di un aumentato rischio di malattia grave.

Non si poteva dunque porre sullo stesso piano la condizione di chi era stato semplicemente incentivato a praticare il vaccino.

Di fatto è stata addossata la responsabilità di scelta al singolo, considerando come non fosse in condizioni tali da essere “costretto” alla vaccinazione, considerando come sull’altro piatto della bilancia ci fossero conseguenze potenzialmente devastanti, come nel caso dei soggetti estremamente a rischio.

Tutto ciò è stato completamente rigettato dalla Corte di Cassazione.

Una visione totalmente opposta, con i giudici che hanno ricordato come la stessa Consulta abbia ritenuto incostituzionale la norma che escludeva l’indennizzo in caso di vaccino antinfluenzale, alle condizioni e modalità stabilite dalla legge.

Una sentenza che tiene conto dei principi costituzionali di solidarietà, di salvaguardia della salute collettiva e, infine, di ragionevolezza.

Il diritto a ricevere un indennizzo economico da parte della famiglia della vittima non si poggia, dunque, sull’obbligatorietà o meno della ricezione del vaccino al quale il defunto si è sottoposto.

Occorre infatti guardare all’esigenza di solidarietà sociale, che rappresenta un elemento particolarmente imposto alla collettività nel corso degli ultimi anni d’emergenza sanitaria.

In parole povere, se da una parte si richiede senso di responsabilità, al fine di aiutare la comunità nazionale, dall’altra non si può pretendere di lasciare sole le famiglie che subiscono una gravosa perdita in connessione con tali condizioni create.

Fonte: quifinanza

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