PAZIENTE RIFIUTA TRASFUSIONE PER RISCHIO SANGUE DI VACCINATI.
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Grazie ai Protocolli DAT dell’Associazione Trilly

Inchiesta sulle Alternative sempre più diffuse all’Emotrasfusione
per evitare plasma contaminato dalla Spike Tossica dei sieri genici mRNA

della Prof.ssa Paola Persichetti

presidente dell’Associazione Trilly  La Gente come Noi Terni – attiva nella lotta contro l’imposizione di Green pass e Vaccini obbligatori

«Io sono il medico, Nessuno può dirmi come devo trattare un paziente durante un intervento chirurgico». È la frase che un medico di Roma rivolge a Maria (nome di fantasia) durante una visita di pre-ospedalizzazione in  vista di pianificare , insieme al medico anestetista, un intervento chirurgico: una isterectomia ed una isteroannessiectomia

Il chirurgo riferisce alla paziente che l’intervento durerà oltre le due ore e verrà fatto in anestesia generale e ci potrebbe essere necessità di una emotrasfusione vista la possibilità di perdite abbondanti di sangue. Maria si oppone perché contraria alla trasfusione di sangue da soggetti di cui non  si conosce lo storico anamnestico.

Maria ha paura di poter ricevere il sangue da soggetti donatori che si sono vaccinati coi sieri genici mRNA (o mDNA) Covid-19 volti a innescare nel corpo umano la produzione della Spike Tossica che, come dimostrato da molteplici ricerche scientifiche pubblicate da Gospa News, può essere a lungo persistente nel liquido ematico.

Il Rifiuto della Trasfusione di Sangue è un Diritto di Tutti

Lei ha rifiutato di sottoporsi alla vaccinazione e ha perso anche il suo lavoro per non aver ceduto al ricatto. Maria viene irrisa dai medici che le dicono che il sangue fornito dall’ospedale di… Roma è sicuro e non necessita di fare una differenza tra quello dei vaccinati e non.

Le dicono che c’è disinformazione e pregiudizio nei confronti del sangue dei vaccinati, anche per colpa di troppe fake news. Insistono dicendo che l’AVIS  denuncerà alle autorità gli episodi che minano la sua reputazione e quella di tutto il sistema sanitario e della comunità scientifica.

Le rammentano del caso di un minore ricoverato al Policlinico Sant’Orsola Malpighi di Bologna, a febbraio dello scorso anno, i cui genitori avevano chiesto solo sangue NO VAX per l’intervento chirurgico del figlio.

L’ospedale fece ricorso al giudice tutelare del tribunale di Bologna che lo accolse decidendo che il bambino doveva essere operato perché non c’erano problemi di sicurezza con il sangue abitualmente utilizzato dalla struttura.

Maria, che non è stata affatto  convinta dai medici ad accettare una eventuale emotrasfusione, si rivolge all’associazione TRILLY APS di cui è socia, chiedendo se esista una soluzione al problema. Maria viene subito rassicurata e  informata su quali siano i suoi diritti ,sul Buon uso del sangue (PBM) e sulle direttive anticipate di trattamento (DAT).

“Stabilire quali cure accettare o rifiutare è un diritto di tutti. Non solo dei testimoni di Geova” le viene detto. L’associazione si fa carico della gestione del caso di Maria con le DAT.

La professoressa Paola Persichetti, presdente dell’Associazione Trilly APS – La Gente come Noi Terni

TRILLY APS la Gente come Noi, in sigla denominata Trilly APS è un’associazione  di cui io sono la  presidente, ha sede legale nel Comune di Terni. Non ha fini di lucro è apartitica ed a confessionale e si ispira ai principi di solidarietà, democrazia e pluralismo. Persegue finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale, mediante lo svolgimento, in favore dei propri associati, di loro familiari o di terzi, di una o più attività di interesse generale. Presta servizi che affiancano e supportano le terapie mediche, psicologiche e riabilitative finalizzate a migliorare le condizioni di salute e le funzioni sociali, emotive e cognitive dei soggetti interessati.

Diritto alla  salute e alla libertà di scelta: rifiuto di emotrasfusioni e strategie  alternative

Sono oltre 5mila i professionisti sull’intero territorio nazionale che hanno scelto di curare i propri pazienti senza utilizzare il sangue durante le terapie. Persino nel corso degli interventi chirurgici.

Sono solo alcuni dei numeri che la Congregazione Cristiana dei Testimoni di Geova sta collezionando dal 2015, anno in cui è stato sottoscritto il PMB (Patient blood management), il protocollo del ministero della Salute che, secondo le linee guida dell’Oms (l’Organizzazione mondiale della sanità), impegna i medici a non utilizzare sangue o emocomponenti nelle operazioni chirurgiche.

Una vera e propria rete a livello mondiale che la confessione ha creato allo scopo di fornire informazioni in merito alle strategie mediche e chirurgiche alternative alle emotrasfusioni. Strategie che, con il passare del tempo, vengono illustrate e approfondite in occasione di convegni su tutto il territorio nazionale.

“In particolare a Palermo, nell’ottobre 2018, a cui sono intervenuti oltre 3.500 chirurghi, dove è stato possibile allestire stand informativi con indicazioni relative alla medicina senza sangue . In quell’occasione erano presenti anche i rappresentanti della sezione italiana dell’American College of Surgeons”.

Come ha spiegato Antonio Corcione, responsabile del Centro regionale trapianti della Campania, e direttore dell’unità di Anestesia e rianimazione dell’ospedale Monaldi di Napoli, “il paziente Testimone di Geova da anni fa parte del mio vissuto professionale.

Negli ultimi anni il gruppo di lavoro per il documento sul rifiuto alla emotrasfusione del gruppo di studio Siaarti (la Società Italiana di Anestesia, Analgesia, Rianimazione e Terapia Intensiva, ndr) per la Bioetica, ha lavorato per fornire agli anestesisti linee guida che permettano loro di assumere una posizione quanto più possibile univoca di fronte a condizioni chirurgiche e anestesiologiche complesse”.

Sulla stessa lunghezza d’onda Ugo Boggi, professore ordinario di chirurgia generale all’università di Pisa, professore associato aggiunto in chirurgia generale all’università di Pittsburgh (Usa), e presidente eletto di Sito (la Società italiana dei trapianti d’organo: “L’esperienza maturata con i Testimoni di Geova ha professionalmente motivato me e tutti i miei collaboratori ad affinare le tecniche di risparmio del sangue e di gestione post-operatoria per limitare la necessità del supporto trasfusionale.

Questo percorso ha certamente recato beneficio ad alcune persone che avevano espresso il loro rifiuto alle trasfusioni, ma ha consentito anche di evitare le trasfusioni in molti altri pazienti che pure avevano consentito”.

Dati ufficiali della Congregazione Cristiana parlano di circa 16mila pazienti “Testimoni di Geova curati ogni anno in Italia grazie alle tecniche che non prevedono l’utilizzo di emotrasfusioni”.

Il Rifiuto trasfusioni di sangue non riguarda solo i testimoni di Geova

Ma la chirurgia senza sangue è solo ad appannaggio dei testimoni di Geova e motivata sempre da convinzioni etico/religiose?

Sembrerebbe di no secondo quanto dichiarato dal dottor Samuel Mancuso cardiochirurgo al Maria Pia Hospital di Torino:

“In tutto il mondo sempre più pazienti rifiutano trasfusioni a motivo dei risultati clinici, indipendentemente dalle convinzioni religiose; i pazienti non trasfusi e trattati con una adeguato protocollo si riprendono più in fretta e hanno meno complicazioni postoperatorie. L’American Association of blood Banks nel suo editoriale di gennaio dedicato al Patient Blood Management (le linee guida dell’OMS che prevede la diminuzione o eliminazione dell’impiego di prodotti del sangue, ndr) ha pubblicamente ringraziato la comunità americana dei testimoni di Geova per aver focalizzato attenzione dei medici di tutti il mondo sulla qualità dei protocolli di risparmio del sangue a beneficio di tutti con marcati miglioramenti dei risultati clinici”. Aggiunge ancora Mancuso che alcuni pazienti precisano subito la loro posizione dicendo: “Io non sono testimone di Geova, ma non voglio le trasfusioni…”

Aspetto legale e bioetico

Resta l’aspetto legale e bioetico da considerare in una scelta tanto delicata come il rifiuto di una emotrasfusione da parte di un paziente in cura in un ospedale. Il diritto di decidere se e come curarsi è un diritto tutelato dalla Costituzione, analiticamente disciplinato nel 2017 dalla legge 219.

Il medico deve rispettare le volontà del paziente consapevole delle conseguenze; il magistrato non può imporre al medico di non rispettarle” e per il medico che non rispetta le disposizioni del paziente oltre alle conseguenze penali e civili sono prospettabili quelle disciplinari dell’amministrazione da cui il medico dipenda e dall’Ordine dei medici.

L’associazione  Trilly APS  rivolge uno  speciale ringraziamento  al Comitato Etico Locale USL8 di Arezzo che in piena collaborazione con il locale Comitato di Assistenza Sanitaria e all’Hospital Information Service della sede Mondiale dei Testimoni di Geova per la diffusione di tutte le informazioni Scientifiche ed Etiche Internazionali utili per abbattere anche qui in Italia barriere e pregiudizi Culturali Secolari.

La stessa richiede, facendosi portavoce di tutti i suoi soci, che si ponga fine negli  ospedali e nelle strutture sanitarie italiane  alle  barriere e ai pregiudizi contro chi liberamente ha scelto di non vaccinarsi e voglia avvalersi pertanto dello strumento“.

”Disposizioni anticipate di trattamento“ per dare il proprio diniego alla trasfusione senza essere accusato di essere un soggetto complottista ascientifico .  Non dobbiamo permettere che venga violato il diritto alla libertà di credo e all’autodeterminazione.

Per Informazioni sulla corretta attivazione dei protocolli delle Direttive Anticipate di Trattamento (DAT).

Mail : trilly.lagentecomenoi@gmail.com
Sitoweb: www.trillyapslagentecomenoi.it

Fonte: GOSPA NEWS

PAZIENTE RIFIUTA TRASFUSIONE PER RISCHIO SANGUE DI VACCINATI.