Germania: agricoltori in marcia
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Germania: agricoltori muovono guerra a Scholz
Marcia di trattori contro tagli green e farm to fork dell’UE

Germania: agricoltori in marcia l’8 gennaio contro Scholz e le norme green: criticate l’eliminazione dei sussidi statali per l’agricoltura e la norma “farm to fork” dell’Ue.

La Germania di Olaf Sholz è sempre più vicina alla rottura tra Governo e popolo, in particolare per quanto riguarda la categoria degli agricoltori.
Dopo la mobilitazione dei trattori che si è tenuta il 18 dicembre e che ha visto migliaia di mezzi pesanti bloccare l’accesso alle Porte di Brandeburgo, e dopo la mobilitazione simile che c’è stata sui Campi Elisei, in Francia, lo scorso mese, è stata annunciata una nuova marcia dei trattori che si terrà l’8 gennaio in tutta Germania, quando peraltro anche le ferrovie saranno bloccate.
La ragione, inutile sottolinearlo, è legata alle numerose limitazioni green dell’Unione Europea, oltre che ai nuovi tagli attuati da Scholz.

Germania: agricoltori in marcia
8 gennaio

Insomma, la Germania il giorno dell’8 gennaio vivrà contemporaneamente la mobilitazione degli agricoltori e dei ferrovieri, con l’esito che buona parte del paese sarà inevitabilmente bloccata.
I bersagli delle proteste sono due, da un lato il cancelliere Olaf Scholz e, dall’altra, l’altrettanto criticata Ursula von del Leyen.
Entrambi, infatti, sono accusati di voler distruggere il settore dell’agricoltura con norme eccessivamente austere che finiranno per intaccare la loro produzione.

Il cancelliere della Germania, infatti, ha recentemente deciso di eliminare i sussidi statali per gli agricoltori che intendono cambiare il loro mezzo agricolo, oltre che agli sconti sul gasolio.
Misure presentate dal cancelliere come a favore della transizione green ma che nascondono anche il doppio fine di recuperare soldi (se ne stimano 17miliardi) dopo i recenti tagli al bilancio.
Invece, per quanto riguarda la posizione dell’Ue nella protesta degli agricoltori in Germania, si critica il decreto “farm to fork“.
Questo, infatti, prevede l’abbandono del 10% dei terreni agricoli nazionali, la conversione al biologico delle superfici coltivabili, l’abbandono dei concimi e dei fitofarmaci, oltre che la rotazione forzata dei cerali, inserendosi nella cornice del senso del green deal.

FONTE: IlSussidiario.net

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