L’esposto
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Visita pubblica? Tra due anni. Il paziente paga? Allora c’è posto domani. Esposto in Procura

Il primo appuntamento disponibile per la visita in regime pubblico, due anni dopo.

Un tempo che si accorcia di oltre settecento giorni, pagando.

Con il regime privato, infatti, è possibile ottenere questa prestazione già domani.

Un paradosso capitato ad un paziente che ha deciso di prendere carta e penna e di scrivere alla Procura della Repubblica con la determinazione di chi non pensa solo se stesso.

Il signor Salvatore (che per ragioni di privacy sanitaria chiede di non rivelare il cognome) contatta il call center del Fvg per prenotare una tomografia ottica su prescrizione del medico curante, poiché se le condizioni peggiorassero avrebbe bisogno di un intervento.

«L’operatrice mi ha informato fa sapere che non era possibile al momento programmare questo esame in alcuna delle strutture sanitarie della provincia di Pordenone e che, se avessi voluto svolgerlo nella provincia di Udine, avrei dovuto attendere il 2025».

Insomma, due anni dopo.

Il signore contatta lo stesso numero digitando questa volta il tasto 3, relativo alle prestazioni sanitarie in regime di libera professione e questa volta l’operatrice comunica che erano disponibili due date entro due giorni lavorativi.

Il tempo viene annullato a fronte di una somma da pagare

E chi non può farlo?

E chi si deve privare di altro strettamente necessario e s’impoverisce in un momento già delicato per le famiglie?

Il signor Salvatore ha replicato l’esperimento provando a cambiare il tipo di prestazione.

Chiede quindi di una visita neurologica: primo appuntamento, maggio 2024.

A pagamento, sempre con i medici dell’ospedale, entro una settimana.


«Il paradosso sottolinea il paziente è che tale disparità di trattamento non riguarda solo i pazienti che di fronte ai ritardi e alle disfunzioni della struttura pubblica preferiscono, avendone la possibilità, rivolgersi ai centri sanitari privati, che sempre più numerosi stanno spuntando un po’ ovunque nel nostro territorio».

Sono le stesse strutture sanitarie pubbliche a determinare al loro interno una disparità di trattamento che penalizza i meno abbienti.

«Nella fattispecie l’Ospedale civile di Pordenone disattende completamente la richiesta di un cittadino che vuole accedere ai suoi servizi mediante la semplice prescrizione medica, non garantendo quei livelli essenziali di assistenza che dovrebbero essere alla base del Servizio Sanitario Nazionale».


«Non resta che riconoscere che la struttura sanitaria pubblica de facto discrimina i pazienti riferisce alla Procura, Salvatore offrendo quella determinata prestazione solo a chi ha la disponibilità economica di poter sottrarre in qualche modo al proprio bilancio familiare la somma di denaro richiesta in vista del benessere dei propri cari. 

Chi non può fare di questi bilanciamenti, che in molti casi costringono a rinunce e sacrifici considerevoli, rimane marginalizzato, escluso tout court dalla cura».

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L’esposto 

chiede alla Procura dati oggettivi, quanto sono numerosi i casi di mancata calendarizzazione per visite specialistiche o esami diagnostici e quale è invece il tempo di attesa riservato alle stesse tipologie d’intervento in regime di libera professione.

Chiede anche quale intervallo di tempo si debba attenere tra una visita e l’altra avvalendosi del servizio pubblico rispetto alla libera professione.

«Questa ulteriore indagine potrebbe dimostrare che non solo i tempi di attesa sono marcatamente diversi tra un regime e l’altro, ma anche che l’attenzione dedicata al paziente da parte dell’Ospedale civile è maggiore per coloro che accedono alla prestazione tramite il regime di libera professione. Ciò aggiungerebbe discriminazione a discriminazione»

riferisce Salvatore sconcertato che i tempi siano così lunghi non poter essere calendarizzati.

Fonte: ilgazzettino

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