Deposizione di Sileri
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Inchiesta Covid
Deposizione sconcertante di Sileri

La deposizione dell’ex viceministro della Salute (oggi tornato a fare il medico) Pierpaolo Sileri  ai magistrati di Bergamo è sconcertante.
Assomiglia più a una spy story che al racconto di un’emergenza Covid.

«Comportamenti poco professionali e zero programmazione».

E poi la guerra con il capo di gabinetto di Speranza:

«Mi nascondeva le riunioni e mi disse: contro di te ho documenti nel cassetto».

Lo riporta il Correre della Sera.

Entrare nel proprio ufficio e trovarci dentro una persona che sembra aver appena frugato tra i cassetti.
E’ capitato in quei giorno a Sileri, l’ex vice ministro del Movimento 5 Stelle del governo Conte, che  ha parlato  ai pm come persona informata sui fatti.
Ha raccontato dell’allora capo di gabinetto Goffredo Zaccardi, persona di fiducia del ministro Speranza; e poi di

«alcuni direttori generali e vice capi di gabinetto.
Diversi di costoro hanno palesemente sostenuto che non erano autorizzati a condividere informazioni con me o con i capo del mio ufficio, dottor Francesco Friolo».

Sospetti, mancata comunicazione  e antipatie personali mentre la gente moriva: questo il clima che si respirava al ministero della Salute, dove tra tecnici e politici regnava la diffidenza.
Laddove avrebbe dovuto regnare unità di intenti e collaborazione.
Tra l’altro, erano tutti “alleati” nello stesso ministero, frutto delle scelte del governo Conte. Invece, Sileri traccia un quadro choc che evidenzia soprattutto il pressappochismo e l’estemporaneità delle decisioni prese.
L’ex vice ministro segnala che:

«a gennaio-febbraio 2020, almeno in una prima fase, non esisteva un’istituzione ufficiale della task force che si riuniva al mattino al Ministero; né esisteva una convocazione ufficiale.
Ho sin da subito notato un comportamento poco professionale.
Mancava in modo assoluto la programmazione; e i rappresentanti andavano aumentando di giorno in giorno.
Oltre a ciò, i verbali delle sedute della task force sono sicuramente parziali, stante l’assenza di numerose dichiarazioni mie e di Friolo».

Non mancò una

«mia reprimenda contro la struttura ministeriale: presenti Brusaferro, Iachino, Zaccardi, Miozzo, Borrelli- è la deposizione- perché, in data 6 marzo 2020, non si era ancora provveduto agli acquisti dei ventilatori e di ogni dispositivo utile alla gestione della pandemia».

Sileri predicava nel deserto, perché le sue parole non finivano a verbale.
Lui ce la metteva tutta, ha raccontato, invano:

«il 6 marzo Zaccardi (Goffredo, capo di Gabinetto di Speranza, ndr) diceva a me e Friolo che dovevamo stare tranquilli, altrimenti avrebbe usato contro di noi dei documenti che aveva nel cassetto.
Ovviamente gli abbiamo risposto che non accettavamo questo tipo di minaccia e che avrebbe dovuto chiarire a cosa si riferisse.
Scoprirò solo dopo – è la deposizione di Sileri- per quanto riguardava Friolo, che si trattava di presunte accuse di mobbing di una collaboratrice».

Lo scontro con Zaccardi durò mesi

Il 4 marzo 2021 il viceministro inviò un audio per lamentare la mancata convocazione a una riunione.
Zaccardi gli rispondeva:

«Sui vaccini finora non eri presente».

E certo, lui replicava, nessuno mi ha detto delle riunioni.
C’è poi un punto cruciale:

«Nella riunione sui vaccini nessuno di noi sa qualcosa.
Giornalisti mi chiedono e io devo mentire per rispetto alle istituzioni.
Vengo a sapere che c’è una riunione quasi ogni giorno di cui nessuno dei miei sa qualcosa; né ha mai ricevuto convocazione o qualunque forma di notizia».

Assurdo nell’assurdo: nemmeno il ritiro di un lotto di AstraZeneca, subito dopo l’inizio della campagna vaccinale, fu comunicato prima al ministero:

«Goffredo, veniamo a conoscenza del divieto di utilizzo di un lotto dai giornali.
Non solo io ma anche personale della prevenzione.
… A questo punto chiudiamolo il Ministero oppure cacciamo Magrini (l’allora direttore di Aifa, ndr)».

Per Sileri fu un periodi di grande frustrazione perché il 2 e 3 febbraio di un anno prima era andato di persona a Wuhan, a vedere la situazione.
Aveva intuito che l’onda del virus avrebbe potuto essere devastante, ma

«Giuseppe Ippolito (allora presidente dello Spallanzani, ndr), allorquando io sono rientrato da Wuhan il 3 febbraio 2020 e ho rappresentato la gravità della situazione e il pericolo incombente sul nostro paese, ha risposto con coloriti gesti scaramantici».

FONTE: Secolo d’Italia

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