1° Simposio Vaticano sull’IA
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L’interesse per l’intelligenza artificiale e la robotica ha portato ad ideare con la collaborazione di grandi Istituzioni  come l’Ente Nazionale per l’Intelligenza Artificiale, la Pontificia Academia Theologica e la rivista Journal of Political Economy – JPE, a organizzare questo 1° Simposio Vaticano sull’IA: 24 giugno a Roma.

Sono stati convocate le migliori menti, i migliori pensatori, i principali operatori e player nazionali e internazionali, in quello che promette di essere un vero e proprio “Stato Generale” ospitato dalla Santa di questo mondo.

1° Simposio Vaticano sull’IA

Intervista all’economista Giovanni Barretta, uno dei promotori del I° Simposio Pontifico di Roma sull’intelligenza artificiale, presso la Pontificia Academia Theologica in Roma, il 24 giugno prossimo.

Risulta fondamentale valutare gli impatti e le conseguenze concrete che l’intelligenza artificiale e le sue molteplici applicazioni avranno sul mercato del lavoro e sul rapporto tra lavoro e reddito, che, probabilmente, si svilupperà secondo logiche e direttrici del tutto diverse, rispetto a quelle che finora abbiamo conosciuto.
Con l’intelligenza artificiale, infatti, cambia profondamente il concetto di lavoro, il modo stesso di organizzarlo, prestarlo e remunerarlo.

Tuttavia, sull’impatto che l’AI avrà sul mercato del lavoro, non c’è piena convergenza tra gli economisti e i principali Istituti di ricerca.
Secondo i più, l’AI distruggerà più posti di lavoro, rispetto a quanti ne riuscirà a creare; altri ritengono – invece –  che ciò non avverrà.
Neppure le stime dell’OCSE, del WEF (World Economic Forum), di Istituti di ricerca e società private, come McKinsey, risultano allineate in tal senso.

Rispetto a queste nuove sfide, i Governi dovranno compiere, ine­vitabilmente, delle scelte di campo, che incideranno profondamente sul modo stesso di organizzare la convivenza sociale, garantendo pace e benessere.
Infatti, qualora dovesse accadere che con l’avvento  dell’AI  – per produrre – sarebbe richiesto sempre meno l’intervento umano, sarà legittimo chiedersi dove andrà a finire la remunerazione finora spettata ai lavoratori.
Le possibilità che si intravedono, con effetti radicalmente diversi sul rapporto di convivenza tra comunità e individui, sono sostanzialmente due:
uno scenario di crescente iniquità sociale e distributiva, in cui il profitto aggiuntivo generato dall’AI andrebbe retrocesso tutto all’imprenditore;
un secondo scenario, di eguaglianza sociale, in cui tale profitto aggiuntivo verrebbe distribuito in modo da contribuire al finanziamento di un reddito base universale”.

Quale, a suo avviso, lo scenario più probabile e come sarebbe finanziato il reddito base universale?

“La possibilità maggiormente auspicabile, è quella che si potrebbe definire di coesione e di eguaglianza sociale, in cui il profitto aggiuntivo generato dall’AI venga distribuito in modo da contribuire, ove necessario, al finanziamento di un reddito base universale.

Il reddito base universale potrebbe, quindi, costituire la risposta alla probabile riduzione dei posti di lavoro, determinata dall’avvento dell’AI, assicurando una rete di protezione sociale adeguata per tutti i cittadini, anche non lavoratori.
Tale prospettiva non si porrebbe, peraltro, neppure in contrapposizione al sistema capitalistico domi­nante, nella misura in cui si continuerebbe a premiare e retribuire, giustamente, il merito e le capacità di coloro che, intraprendendo e sviluppando le proprie competenze e professionalità, vorranno, comunque, aggiungere un ulteriore reddito a quello base universale, di cui risulterebbero già destinatari.
Lo sviluppo dell’AI sarà uno dei fattori determinanti per l’im­plementazione di un reddito base universale, ovvero una misura di welfare per cui tutti i cittadini di uno Stato saranno destinatari di un reddito regolare da distribuire loro, senza condizioni, né requisiti da rispettare.
Su come finanziare il reddito base universale le proposte in campo prospettate da esperti ed economisti sono molteplici.
Il dibattito si incentra su due principali soluzioni che prevedono di far ricorso alla leva fiscale con l’istituzione di una tassa sui robot ed una tassazione sulla digitalizzazione”.

Cosa si aspetta dal Simposio di Roma?

“Sono certo che dal Simposio Pontificio di Roma possano venire contributi importanti al dibattito pubblico, che tengano conto di tutti gli interessi in gioco, raccogliendo la sfida che l’AI ci lancia, guidando il processo con equilibrio e lungimiranza, preservando etica, sicurezza, trasparenza, equità, responsabilità e, soprattutto, l’Uomo”.

Fonte: AlessandriaToday

1° Simposio Vaticano sull’IA