Vertice Ue, accordo a 27 per 50 miliardi di aiuti all’Ucraina. Come è stato evitato il veto di Orbán
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Dopo un lungo braccio di ferro con Budapest, i Ventisette si sono accordati oggi, giovedì 1° febbraio, su una revisione del bilancio 2021-2027 che prevede un pacchetto di aiuti all’Ucraina di 50 miliardi di euro. Superata l’opposizione dell’Ungheria

Dopo un lungo braccio di ferro con Budapest, i Ventisette si sono accordati oggi, giovedì 1° febbraio, su una revisione del bilancio 2021-2027 che prevede un pacchetto di aiuti all’Ucraina di 50 miliardi di euro. L’opposizione dell’Ungheria è venuta meno grazie a due accorgimenti politico-giuridici, che dovrebbero permettere al premier Viktor Orbán di dirsi soddisfatto dell’esito del summit. L’intesa permette all’Unione di risolvere, almeno nel breve termine, una diatriba particolarmente imbarazzante.

Su X, l’ex Twitter, il presidente del Consiglio europeo Charles Michel ha affermato:

«Abbiamo un accordo. Tutti i 27 leader hanno concordato un pacchetto di sostegno aggiuntivo di 50 miliardi di euro per l’Ucraina all’interno del bilancio dell’Unione europea. Questo garantisce all’Ucraina un finanziamento costante, a lungo termine e prevedibile. La UE sta assumendo la leadership e la responsabilità del sostegno all’Ucraina; sappiamo qual è la posta in gioco».

Eventuale revisione tra due anni

Secondo le prime informazioni raccolte a margine del vertice ancora in corso, mentre in città proseguono le proteste degli agricoltori, i Ventisette si sono messi d’accordo sul fatto che tra due anni la Commissione europea presenterà, nell’ambito del prossimo bilancio comunitario 2028-2034, una eventuale revisione del pacchetto ucraino. Inoltre, nelle conclusioni attese alla fine del summit, i Ventisette ricordano come l’applicazione del meccanismo che condiziona l’esborso dei fondi europei al rispetto dello stato di diritto debba essere proporzionata e imparziale.

I due accorgimenti vengono incontro alle richieste ungherese. Per settimane, il premier Orbán si è rifiutato di dare il suo accordo al programma pluriennale di aiuti all’Ucraina, chiedendo la possibilità di rinnovare anno per anno e all’unanimità dei paesi il sostegno a Kiev. La richiesta è sempre stata ritenuta inaccettabile dai partner di Budapest. Il compromesso permette all’Ungheria di affermare che una qualche revisione sarà possibile tra due anni, ma nell’ambito del prossimo bilancio.

Il rispetto dello stato di diritto

Nel contempo, il secondo accorgimento del compromesso raggiunto a Bruxelles riflette il desiderio del premier ungherese di rimarcare l’obbligo della Commissione europea di valutare in modo obiettivo lo stato di diritto nei paesi membri. In questi mesi, Budapest ha spesso criticato Bruxelles, accusando l’esecutivo comunitario di parzialità dopo che le autorità comunitarie hanno deciso di congelare i fondi europei alla luce di una deriva della vita democratica in Ungheria.

La presa di posizione apre forse le porte a un prossimo scongelamento dei fondi europei? È ancora presto per dirlo. Come minimo, il premier Orbán potrà tornare in patria affermando di avere ottenuto un atteggiamento possibilmente più magnanimo da parte delle autorità comunitarie. Più in generale, l’accordo di oggi consente all’Unione europea di girare pagina, anche se il braccio di ferro con Budapest lascia cicatrici profonde, dalle conseguenze ancora da valutare pienamente.

Fonte: Il Sole 24 Ore

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