Stop definitivo da Bruxelles per le caldaie a gas: inutile il solo voto contrario di Italia e Ungheria. Prevista una batosta per 19 milioni di famiglie italiane
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Via libera dell’Ue sulle case green, l’Italia vota contro insieme all’Ungheria

Giorgetti: ‘Il tema è chi paga’. Ecco cosa prevede la direttiva
Via libera dagli Stati membri Ue alla nuova direttiva sulle case green. I ministri europei al Consiglio Ue Ecofin hanno confermato questa mattina l’accordo raggiunto con l’Eurocamera a dicembre sulle nuove norme per rendere il parco immobiliare dell’Ue a emissioni zero entro il 2050. Italia e Ungheria hanno votato contro l’intesa, mentre Repubblica ceca, Croazia, Polonia, Slovacchia e Svezia si sono astenute.

“Abbiamo votato contro la direttiva sulle case green, si è concluso l’iter. Il tema è chi paga. Abbiamo esperienze purtroppo note in Italia”, ha detto il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti oggi a Lussemburgo per l’Ecofin. “E’ una direttiva bellissima, ambiziosa, ma alla fine chi paga? Noi abbiamo esperienze in Italia in cui pochi fortunelli hanno rifatto le case grazie ai soldi che ci ha messo lo Stato, cioè tutti gli altri italiani e diciamo che è un’esperienza che potrebbe insegnare qualcosa”.

Stop Ue alle caldaie a gas: quanto costa e cosa prevede la direttiva green

La folle guerra ambientalista dichiarata da Bruxelles in nome del green si accanirà contro le caldaie a gas: stop forzato dal 2040. In Italia si stima ce ne siano 19 milioni

L’Europa ha deciso: le caldaie a gas dovranno sparire definitivamente dalle nostre case. La folle guerra ambientalista dichiarata da Bruxelles in nome del green si accanirà contro le fonti di calore ritenute contrarie ai nuovi parametri ecosostenibili. Così, nell’ambito della normativa sul rendimento energetico nell’edilizia, l’Ue ha previsto una specifica tabella di marcia con l’obiettivo di eliminare gradualmente le caldaie a combustibili fossili entro il 2040 (scadenza slittata di cinque anni rispetto al termine ipotizzato inizialmente dalla Commissione Ue). Sebbene la prospettiva finale sia abbastanza lontana nel tempo, per ora la linea dettata dagli euroburocrati appare come irremovibile. E ai cittadini non resterà che adeguarsi a essa.

Cosa fare?

Per gli edifici esistenti, che oggi utilizzano le caldaie a gas, è in particolare previsto un obbligo di sostituzione graduale con sistemi di riscaldamento alternativi più efficienti e sostenibili. Le scadenze precise per la sostituzione delle caldaie a gas negli edifici esistenti saranno definite dai singoli Stati membri, che – in base alle più recenti modifiche apportate al testo – potranno stabilire autonomamente l’iter di raggiungimento degli obiettivi comuni finali. In ogni caso, la direttiva fissa alcune tempistiche indicative. Così, dal 2027 viene previsto l’obbligo di sostituzione delle caldaie a gas con classe energetica inferiore a G; dal 2030 è prescritta la sostituzione delle caldaie a gas con classe energetica inferiore a F; dal 2035, la sostituzione delle caldaie a gas con classe energetica inferiore a E.

Per facilitare la sostituzione delle caldaie a gas, saranno previsti incentivi statali e finanziamenti a tassi agevolati. Ma, in ogni caso, la transizione non sarà a costo zero e alla fine a dover tirar fuori il portafoglio saranno sempre e comunque i cittadini. E il cambiamento imposta da Bruxelles sarà su larga scala: in Italia si stima infatti che ci siano 19 milioni di caldaie a gas, di cui 7 milioni in funzione da più di 15 anni. Dal primo gennaio 2025 entrerà in vigore il divieto di sovvenzionare l’acquisto di caldaie a gas, in base al quale non sarà più possibile beneficiare degli incentivi fiscali del 50 e del 65 per cento. Resteranno invece incentivabili i cosiddetti sistemi ibridi, che consentono di accoppiare una caldaia a gas con un sistema a energia rinnovabile come la pompa di calore o il solare termico. Via libera poi ai sussidi per il passaggio a sistemi di riscaldamento e raffreddamento alimentati da energie rinnovabili.

Le nuove norme garantiranno l’installazione di idonei impianti di energia solare nei nuovi edifici, negli edifici pubblici e in quelli esistenti non residenziali in fase di ristrutturazione che richiedono un permesso.

Fonte: Il Giornale

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