PFAS
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PFAS: Che Cosa Sono e Come Toglierli dall’Acqua

Nel veneto sono state riscontrate parecchie falde acquifere inquinate dai pfas, a causa delle industrie che utilizzano questi componenti chimici nelle loro lavorazioni.

In modo particolare, la provincia colpita è stata quella di Vicenza nel Veneto, dove sono state trovate alte concentrazioni di pfas nelle falde acquifere

In veneto si sta verificando quello che Greenpeace ha definito il più grande caso di inquinamento da PFAS a livello europeo.

Più di 30 paesi nelle province di Verona e Vicenza, infatti, ricevono acqua con una concentrazione di PFAS di 2000 ng/L, il quadruplo di quanto consentito dalla legge.

L’alta concentrazione di queste sostanze è quasi sicuramente data dalla presenza di un’azienda chimica che produce proprio PFAS e che si trova vicino a Lonigo, a monte dell’acquedotto che rifornisce le due province.

Sebbene le indagini siano ancora in corso, molti dei problemi di salute riscontrati dalle 300mila persone che abitano le zone colpite potrebbero essere causati proprio dall’inquinamento acquifero da PFAS, che stanno mettendo a dura prova la qualità dell’acqua del veneto e che, potenzialmente, potrebbero contaminare anche le altre province poste a valle, come Rovigo e Ferrara.

PFAS Significato

Cosa sono i pfas: la sigla indica Sostanze Perfluoro Alchiliche (acidi perfluoroacrilici) e sono composti chimici, costituiti da catene di atomi di carbonio legate a atomi di fluoro.

Sono composti che, a partire dagli anni cinquanta, si sono diffusi in tutto il mondo, utilizzati per rendere resistenti ai grassi e all’acqua i tessuti, carta, rivestimenti per contenitori di alimenti ma anche per la produzione di pellicole fotografiche, schiume antincendio, detergenti per la casa.

Nel 2013 una ricerca sperimentale su potenziali inquinanti ”emergenti”, effettuata nel bacino del Po e nei principali bacini fluviali da CNR e dal ministero dell’Ambiente, ha segnalato la presenza anche in Italia di sostanze perfluoro alchimiche (PFAS) in acque sotterranee, acque superficiali e acque potabili.

Se smaltiti illegalmente o non correttamente nell’ambiente, i PFAS penetrano facilmente nelle falde acquifere e, attraverso l’acqua, raggiungono i campi e i prodotti agricoli, e perciò gli alimenti.

Gli effetti sulla salute di queste sostanze sono sotto indagine: al momento, sono considerati tra i fattori di rischio per un’ampia serie di patologie.

Si ritiene che i PFAS intervengano sul sistema endocrino, compromettendo crescita e fertilità, e che siano sostanze cancerogene.

Alcuni studi hanno ipotizzato una relazione tra le patologie fetali e gestionali e la contaminazione da queste sostanze.

Ai circa 2’000 cittadini residenti nella zona a più elevata concentrazione, viene proposto di sottoporsi a un trattamento di lavaggio del sangue: la plasmaferesi.

Questa tecnica permette di separare la componente liquida di sangue dalla componente cellulare e rimuovere le sostanze dannose.

Queste sostanze non sono presenti naturalmente nell’ambiente ma, sono state prodotte dall’uomo con lo scopo di utilizzarle prevalentemente in campo industriale.

Il legame acqua e PFAS

La principale caratteristica di queste sostanze è la loro capacità di rendere i prodotti impermeabili all’acqua e ai grassi quindi, grazie al loro impiego, forniscono ai materiali proprietà repellenti all’acqua e all’olio rendendoli così impermeabili.

Il forte legame tra fluoro e carbonio conferisce un’altra caratteristica fondamentale ai pfas, dando loro stabilità chimica e termica e quindi capaci di aumentare la resistenza alle alte temperature dei prodotti industriali.

In sintesi, la composizione chimica di queste sostanze li rende particolarmente resistenti sia al calore che ad altri agenti chimici, da un lato, permettendo i molteplici utilizzi in campo industriale, dall’altro, rendendoli estremamente persistenti nell’ambiente e quindi rischiosi per la salute dell’uomo.

PFAS: il loro impiego nell’industria

A partire dagli anni cinquanta, il loro utilizzo si è diffuso rapidamente in tantissime filiere produttive, al fine di rendere impermeabili all’acqua e ai grassi i loro prodotti.

Tra questi, i campi di applicazione in cui i pfas hanno avuto e hanno un maggiore impiego sono:

  1. Industria tessile: produzione di impermeabilizzanti per tessuti, tappeti, pellami e moquette
  2. Settore alimentare: presenti nei rivestimenti impermeabili per piatti di carta, padelle antiaderenti e imballaggi ad uso alimentare
  3. Edilizia: miscelati nelle pitture, vernici e tessuti di vetro

Queste sostanze hanno tantissime altre applicazioni, infatti possono essere impiegati anche nel settore medico, fotografico, nella cosmetica e nel campo degli equipaggiamenti antincendio.

La scoperta dei PFAS nell’acqua

PFAS dove si trovano? Beh nell’acqua purtroppo

Nel 2013 il Consiglio Nazionale delle Ricerche e il Ministero dell’Ambiente hanno svolto un’indagine sperimentale nel bacino del Po e nei principali bacini fluviali italiani con lo scopo di studiare i potenziali inquinanti emergenti nell’acqua.

Durante la ricerca furono prelevati campioni di acqua destinata al consumo umano in più di 30 comuni nella provincia di Vicenza e nelle zone limitrofe delle province di Padova e Verona.

Dallo studio delle analisi, vennero individuate elevate concentrazioni di pfas nell’acqua e quindi la presenza di un inquinamento diffuso delle acque superficiali, sotterranee e potabili delle aree prese in considerazione.

La loro presenza è stata rilevata successivamente anche in altre regioni oltre al Veneto, grazie a centraline piazzate lungo il corso del fiume Po, tra le quali Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna e Toscana.

Pfas: la contaminazione pfas acque e il percorso fino alle nostre case

  • La via diretta acqua pfas:

Durante e dopo la fabbricazione dei prodotti contenenti pfas, come tessuti, scarpe, cartoni e pentole, lo scarico delle industrie si compone da un’elevata concentrazione di pfas nell’acqua.

Lo scarico industriale finisce direttamente nelle falde acquifere e per questo si è parlato molto di “avvelenamento delle acque”.

  • La via indiretta pfas acqua:

Anche l’uso e lo smaltimento dei prodotti che li contengono causano una forte contaminazione.

I pfas vengono rilasciati nell’aria, dove queste sostanze possono persistere anche per giorni e dove possono essere trasportate facilmente.

In seguito, i pfas si depositano sul suolo, penetrano nel terreno sotterraneo e possono percorrere distanze molto lunghe.

Essendo molto resistenti ai processi di degradazione e quindi capaci di contaminare le acque superficiali e sotterranee.

Raggiunte le falde acquifere, i pfas raggiungono, attraverso l’acqua, i campi e i prodotti agricoli, ed infine gli alimenti e l’acqua potabile erogata dai rubinetti.

Infatti, la principale fonte di esposizione per l’uomo è l’introduzione nel proprio organismo di acqua potabile e di cibi contaminati.

La loro presenza ha conseguenze negative sull’ambiente e ad alte concentrazioni risultano tossici sia per l’uomo che per tutti gli organismi viventi.

Rischi sulla nostra salute dei PFAS nell’acqua

Dopo aver spiegato cosa sono i pfas nell’acqua, è determinante approfondire tutti i rischi sulla salute dell’uomo legati a questo fenomeno.

Sono condotti diversi studi riguardo gli effetti sulla salute del fenomeno pfas acque sulle popolazioni esposte.

Ad oggi tali sostanze sono considerate tra i fattori di rischio per un’ampia serie di patologie.

Le probabilità di venire a contatto con queste sostanze nocive è in realtà molto alta, in quanto, durante le ricerche, si è visto che le acque contenenti pfas non solo vengono bevute dagli abitanti ma sono impiegate anche per irrigare i campi, con pericolo di inquinamento per ortaggi, verdure e per l’acqua e il mangime degli animali.

In pratica, l’uomo si ritrova ad essere esposto ai pfas attraverso una grande quantità di prodotti con cui viene a contatto nell’ambiente sia domestico che lavorativo.

In particolare il contatto con l’acqua potabile gioca un ruolo fondamentale dato che consiste nella fonte di contaminazione più diretta.

Dalle analisi del sangue svolte e dalle numerose visite mediche, si riscontra che i pfas sono assorbiti in modo particolarmente veloce dall’organismo, per poi accumularsi e depositarsi nel plasma, nel fegato e nei reni del corpo umano.

Le ricerche condotte hanno rilevato associazioni tra l’esposizione prolungata a pfas e specifici effetti negativi sulla salute umana, tra i quali:

  • disfunzioni del sistema immunitario e malattie alla tiroide
  • aumento del rischio di cancro al rene o ai testicoli
  • sviluppo di malattie metaboliche come obesità e diabete di tipo 2
  • infertilità e patologie gestazionali

In Italia e all’estero dei gruppi di ricerca stanno svolgendo ulteriori approfondimenti sulla correlazione diretta tra la contaminazione da pfas e la comparsa di gravi malattie.

I Perflorati nelle nostre case

Le concentrazioni di accettabilità di queste sostanze, nelle acque per il consumo umano, non sono ancora state definite e non esistono limiti di concentrazione né nella nostra normativa nazionale, né in quella europea, né negli standard internazionali fissati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Tali sostanze, inoltre, non sono incluse nella normativa vigente fra i parametri da ricercare nelle acque potabili (D.L. 31/2001).

Una lecita preoccupazione insorge perché i PFAS tendono a rimanere a lungo immutati nell’organismo.

Alcuni studi hanno indicato che un’alta concentrazione nell’acqua destinata al consumo umano può causare cancro, diabete, malattie della tiroide e ictus cerebrale.

Per questo, in alcuni paesi (Stati Uniti, Germania, Regno Unito e Paesi Bassi) vengono fissati dei parametri per legge.

In Italia sono stati proposti dei valori limite: 0,3 µg/L per il PFOS e 3 µg/L per il PFOA.

Sul territorio italiano, i valori medi sono ben lontani da questi limiti e non ci sono quindi situazioni di allarme.

Tuttavia, nell’area specifica del Veneto citata, si sono riscontrati livelli che hanno causato legittima preoccupazione tra la popolazione, dovuta anche al fatto che solo laboratori specializzati e tramite analisi molto costose, possono verificare le esatte concentrazioni dei perfluorati disciolti nell’acqua.

PFAS: come eliminarli

Il diffondersi di questo gravissimo fenomeno, ha spinto le regioni ad adottare impianti di trattamento acqua al fine di tutelare gli abitanti delle zone colpite e di avere un continuo controllo delle caratteristiche dell’acqua potabile.

Dopo attente analisi, è stato dimostrato che la filtrazione a carboni attivi rappresenta la soluzione più efficace per la rimozione di queste sostanze dall’acqua, a differenza delle tradizionali metodologie a base di cloro.

In Italia, le concentrazioni di accettabilità dei pfas nell’acqua per il consumo umano non sono ancora state stabilite in maniera definitiva.

Quindi non sono chiari le soglie limite di concentrazione.

Il metodo che è risultato migliore per ridurre drasticamente i pfas e portarli per lo meno al di sotto della soglia minima di sicurezza è la filtrazione a carboni attivi unita ad un depuratore acqua casalingo a osmosi inversa.

Una prefiltrazione a carboni attivi prima dell’osmosi inversa è il sistema più efficacie nella rimozione di queste sostanze organiche.

Questo ha consentito a un numero sempre maggiore di famiglie di godere di acqua sempre pura direttamente all’interno della propria casa a un prezzo vantaggioso e senza correre alcun rischio relativo alla sicurezza o alla qualità.

Il sistema di filtri acqua a carboni attivi è perfetto per le abitazioni collegate all’acquedotto ed è fondamentale per ridurre efficacemente i livelli di cloro, i contaminanti organici e gli sgradevoli odori e sapori dall’acqua.

Mentre i depuratori acqua domestico eliminano tutte le impurità e le sostanze inquinanti, producendo acqua osmotizzata, cioè acqua depurata priva di batteri e sostanze indesiderate.

L’ISS ha consigliato l’adozione di misure di trattamento delle acque potabili nelle strutture pubbliche per ridurre al minimo l’esposizione delle persone a queste sostanze pericolose.

Fonte: acquaesalute

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