Perù
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Il Perù ha chiuso a tempo indefinito il sito archeologico di Machu Picchu a causa delle grandi proteste in corso nel paese

Sabato il governo peruviano ha deciso di chiudere a tempo indefinito il noto sito archeologico di Machu Picchu a causa delle grandi proteste in corso da oltre un mese nel paese.

Il ministero della Cultura ha chiarito di aver chiuso sia il sito di Machu Picchu – che è l’attrazione turistica più famosa del paese – sia il percorso di trekking che permette di arrivarci (conosciuto come cammino Inca) «per tutelare la sicurezza dei turisti e della popolazione in generale».

In una conferenza stampa, il ministro del Turismo Luis Fernando Helguero aveva detto che risultavano 417 turisti bloccati a Machu Picchu, tra cui circa 150 stranieri: in serata tuttavia il ministero ha fatto sapere che tutti erano stati evacuati.

Nel frattempo le grosse proteste per chiedere le dimissioni della presidente Dina Boluarte e la convocazione di nuove elezioni sono continuate: sabato nella capitale Lima la polizia ha sgomberato l’università di San Marcos, dove si erano accampate centinaia di manifestanti arrivati da varie parti del Perù appositamente per partecipare alle proteste. Nelle operazioni sono state arrestate più di 150 persone.

Le grandi proteste in Perù non si fermano

Proseguono da dicembre, prima per la destituzione del presidente Castillo e ora contro il nuovo governo: finora sono morte almeno 55 persone

Venerdì decine di persone sono state ferite nell’ultima grande ondata delle proteste antigovernative che si stanno tenendo ormai da un mese e mezzo in varie città del Perù.

Le proteste erano iniziate con la destituzione dell’ex presidente di sinistra Pedro Castillo, rimosso dal proprio ruolo lo scorso dicembre per aver cercato di sciogliere il parlamento, ma sono legate a una crisi politica e sociale più profonda.

In questi giorni ci sono stati nuovi scontri tra la polizia e i manifestanti che sostenevano Castillo, che chiedono le dimissioni della presidente Dina Boluarte e la convocazione di nuove elezioni.

Nelle ultime settimane le proteste si erano concentrate soprattutto nelle aree rurali e più povere del paese, dove il sostegno al governo di Castillo è sempre stato molto forte, ma in seguito si sono estese anche alla capitale Lima.

Giovedì per tutta la giornata ci sono stati scontri tra i manifestanti e la polizia nella capitale, dove migliaia di persone erano arrivate dalle parti più remote del Perù proprio per protestare.

Le immagini condivise dalla tv nazionale TV Perù mostrano centinaia di manifestanti marciare lungo una strada vicino alla sede del Congresso, con lanci di sassi e raffiche di gas lacrimogeni per disperdere le proteste.

Giovedì sera uno degli edifici storici più importanti del centro della città, una residenza in piazza San Martín, è stato incendiato.

Fonte: ilpost

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