Neopronomi
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Cosa sono i neopronomi e
perché dovremmo cominciare a usarli subito

Il genere, proprio come l’identità sessuale e l’orientamento sessuale, non è qualcosa di statico e fisso, ma è ricco di sfumature e di sfaccettature che dovrebbero essere salvaguardate dall’inclusività.
Proprio per questo si parla di neopronomi.

Cosa sono i neopronomi

Lo scopo dei neopronomi è proprio quello di fornire una parola di riferimento verso chi è in cerca di un termine che lo definisca correttamente.
La lista è piuttosto lunga, ma troviamo principalmente i neopronomi ze/zir/zirs, ze/hir/hirs, xe/xem/xyrs, ey/em/eirs, fae/faer/faers, e/em/ems, ve/vir/vis, ne/nem/nir e per/per/pers.
I pronomi, nella loro forma soggetto, oggetto e possessivo, sono in inglese, dunque per l’italiano serve qualche aggiustamento. I neopronomi dunque non corrispondono a un genere preciso, ma sono fluidi e si possono scegliere a piacere in base a come si sente chi li utilizza.

Perché i neopronomi sono così importanti?

Fanno parte di una transizione sociale fondamentale che ha come scopo quello di aiutare le persone non binarie e gender a trovare spazio in una società in cui, purtroppo, continuano a vivere con disagio la difficoltà di essere riconosciute e riconoscersi.
I passi da fare avanti in questo senso sono ancora tanti, ma chiedere a qualcuno “quali pronomi preferisci?” potrebbe aiutare qualcuno a sentirsi meglio e più accettato.

Sesso e genere
Facciamo chiarezza

Negli ultimi anni abbiamo assistito a una vera e propria rivoluzione, scoprendo una cosa fondamentale: il futuro non è affatto binario.
Per prima cosa è importante fare chiarezza su tematiche come il sesso e il genere.
Il sesso infatti è il carattere biologico determinato con la nascita.
Il sesso viene attribuito alla nascita dai medici in base ai genitali esterni ed è un aspetto biologico.
Il genere invece è un costrutto sociale, ognuno infatti percepisce un proprio genere che è indipendente rispetto al sesso femminile o maschile.
La teoria del gender dunque ha proprio come obiettivo quello di superare tutti gli stereotipi sociali che sono legati al genere femminile e maschile.

In tutti questi casi rivolgersi con un pronome che non corrisponde al genere con cui la persona si definisce rappresenta una grande mancanza di rispetto.

Le persone Cisgender, ad esempio, considerano la propria identità di genere corrispondente con il sesso che gli è stato assegnato alla nascita.
Cishet invece è l’abbreviazione usata per cisgender heterosexual, fa riferimento all’orientamento sessuale e riguarda chi non ha una preferenza fra uomini o donne, prova attrazione per uomini o donne oppure entrambi.

Le persone transgender invece non si riconoscono nel genere attribuito alla nascita.
Un uomo transgender, per esempio, è una persona che è nata con genitali femminili e in un momento nella sua esistenza ha manifestato una identità di genere maschile.

Queer o Genderqueer invece è qualcuno che ha scelto di rifiutare la visione tipicamente binaria del genere.
Non si sente dunque né femmina né maschio.
Può infatti sentirsi entrambi oppure nessuno dei due.

Troviamo poi il Genderfluid, una persona che percepisce in modo fluido il genere, con l’idea che possa mutare in base alle situazioni e nel tempo.
Le persone genderfluid dunque si spostano fra varie identificazioni e rappresentazioni.
Un giorno possono sentirsi maschili, un altro femminili, muovendosi fra queste espressioni.
Utilizzano dei pronomi neutrali.

Infine le persone non-binary e agender si rifiutano di fare parte di un genere definito.
Si affidano dunque a termini ombrello che hanno come obiettivo proprio quello di allontanarli da qualsiasi possibile definizione di genere.

FONTE: TheWom

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