Ministero della Verità
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Borgonovo, Belpietro e Senaldi
nella lista nera dell’informazione “non attendibile”
hanno la “rogna”

Se il Ministero della Verità fosse operativo, la prima stampa Mainstream a restare senza soldi sarebbe quella che oggi è in silenzio sul tema.

La notizia del Ministero della Verità stabilito dalla Commissione Europea con dei finanziamenti ad un hub territoriale presente in 8 nazioni ha interessato molti lettori.
La cellula italiana è composta da Università, due testate giornalistiche ed ha come riferimento Gianni Riotta del gruppo Gedi.

Nel leggere la notizia c’è stato poco stupore a dire il vero, ma l’indignazione di alcuni lettori si è letta attraverso i social network per via di uno strumento che assume la forma di un controllo preventivo dell’informazione giornalistica e delle testate editoriali nel nostro paese.
Nessuno, o pochi, però si sono posti la domanda sul perché coloro che sono rimasti esclusi dal progetto (garantito da fondi europei per un periodo di 30 mesi), non hanno storto il naso dinanzi a delle strategie di controllo dell’informazione che andrebbero a colpire direttamente un determinato mondo dell’informazione.

Il controllore che dà il bollino
alle testate con la rogna

Non è un caso infatti che la partecipazione della società americana News Guard sia abbastanza rischiosa per quella parte di siti analizzati che comprendono il 95% del traffico dell’informazione in rete mondiale e che sono stati “bollati” di il bollino rosso.
Il ruolo di News Guard all’interno del Ministero della Verità, istituzionalizzato all’interno di un hub europeo, garantisce un giudizio “certo ed accademico” all’operato delle testate giornalistiche dei paesi dove è partito il progetto pilota del monitoraggio costante del mondo dell’informazione, ed è il primo strumento di appoggio per demonetizzare le testate giornalistiche che diffondono notizie false.

Siti e Testate messe in un unico calderone

Tra le varie testate figura anche ByoBlu, con bollino rosso, ma News Guard inserisce Scenari economici, che testata non lo è.
Questo è un errore alla base che in un paese come quello italiano non può essere fatto in virtù dell’esistenza di un Ordine dei Giornalisti e di una legge che prevede una differenza tra blog o siti internet e Testate registrate presso un Tribunale.

Mainstream tace sulla vicenda
per evitarsi il marchio della rogna?

Tra le testate giornalistiche accreditate nel mondo della stampa mainstreamla cui definizione sia chiaro è quella di una stampa accreditata e considerata autorevole tra gli stessi organi di informazione che la citano nelle rassegne stampa video ed è presente nelle mazzette parlamentari, vi sono due quotidiani che non hanno ottenuto l’ambito bollino verde.
Libero Quotidiano e La Verità non solo sono considerate come fonti non attendibili, ma dando a uno sguardo ad una recensione di News Guard al blog del giornalista Mediaset Nicola Porro, traspare che se un altro sito li cita, rischia di beccarsi la rogna.
In poche parole non solo si tratta di testate che vengono citate nelle classifiche di una società privata come non attendibili, ma qualsiasi link che proviene dall’esterno e che ovviamente tiene in considerazione i contenuti delle testate stesse indipendentemente dal fatto se siano puliti o sporchi , pregiudica la credibilità dello stesso sito Internet che ne diffonde le notizie.
Facendo un’analisi delle notizie che vengono considerate responsabili del bollino rosso, si comprende che non è possibile raccontare i fatti in un modo che segue una professionalità giornalistica, di tutela delle fonti, con annessa anche una lettura diversa da quella che è il contesto.

In sintesi

In sintesi, se un giornalista d’inchiesta ha una notizia che nessuno ha e che nessun altro riporta, il suo punteggio sarà negativo fino a quando non si concretizzerà quella stessa notizia.
Matrice Digitale ha fatto un’analisi per scoprire se delle notizie date per vere da News Guard si sono dimostrate il contrario di quello che preventivamente si era stabilito come falso.
Il sospetto sul perché ci sia molto silenzio su questa vicenda ed il fatto che comunque i due quotidiani Libero Quotidiano e La Verità rientrano comunque nella stampa considerata mainstream, fa sospettare che ci sia in ballo o una trattativa tra le due testate e la “multinazionale” americana oppure si è innescata una sorta di sudditanza psicologica sulla questione perché già sanno che, indipendentemente dai governi o dagli schieramenti politici che comandano in Commissione Europea, lo strumento di un Ministero della Verità fa comodo a molti.

FONTE: matricedigitale

Ministero della Verità