Grande reset tecnologico
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Il dissenso ha toppato, il grande reset è tecnologico.

La tecno-gabbia dentro e fuori i nostri corpi è il fine dell’agenda 2030, ma i “non allineati” non lo hanno compreso.

di Maurizio Martucci

Lo schema delle finestre di Overton non ha insegnato nulla. Così come la lettura di programmi a lunga gittata e progetti di trasformazione epocale, entrambi non sono stati utili.

E nemmeno la decodificazione della teoria della Shock economy ha dato i suoi frutti. Niente da fare. Non entra.

Se mai sia esistito un fronte italiano, il cosiddetto mondo del dissenso e dell’opposizione dal basso, da quattro anni gira a vuoto. Un fallimento totale. Reazionario, impulsivo e senza strategia.

Colpa il clamoroso depistaggio di numerose sigle, partiti e cosiddetta controinformazione che faticano a comprendere gli attuali scenari, disorientati i cittadini.

Dall’accelerazione emergenziale del 2020, tutti sempre e solo a parlare di politiche sanitarie, reazione avverse, misure liberticide.

Convegni, film, manifestazione, la monopolizzazione totale di ogni spazio di comunicazione, come se questa fosse la madre di tutte le battaglie, l’unica da combattere.

Il cosiddetto dissenso ha finora toppato perché non ha compreso dove ci stanno portando i neoglobalisti che hanno decretato la fine del capitalismo.

I non allineati non hanno capito che l’Agenda 2030 dell’ONU, partorita dalle strategie di centri di potere elitario di lobbisti non eletti, sostanzialmente punta alla conversione del sistema paese nella Gigabit Society, la Repubblica degli algoritmi, nel cambiamento antropologico della popolazione in un ibrido transumano, assemblata la tecno-gabbia dentro e fuori i nostri corpi con tecnologie niente affatto neutre.

Le conseguenze portate dallo smartphone

Tutti questi fattori svolgono un ruolo chiaro e definito.

Sì, la transizione digitale svolge un ruolo ben preciso e non è quello a cui siamo stati abituati a pensare negli ultimi 30 anni. Maledetto Smartphone!

Prima il Covid-19, poi il conflitto in Ucraina, ora gli orrori a Gaza, purtroppo rappresentano solo l’immaginario dito che in quest’impressione metaforica il mondo del dissenso sta continuando a guardare con ostinazione da 1.000 giorni.

Nemmeno le innumerevoli applicazioni sugli asseriti cambiamenti climatici (5G, Smart Road, Città dei 15 Minuti, Smart City, IT-Wallet, euro digitale) sono la Luna da fissare, poiché rappresentano una mera soluzione di comodo di un generato problema creato a tavolino.

La denuncia che sfugge ai dissidenti nostrani, ma pure alla stragrande maggioranza dei canali funzionali all’amplificazione della narrazione unica mainstream con voci inverse e contrarie (fa parte del gioco), è quella di non percepire che il mondo è nel mezzo di uno stravolgimento epocale senza precedenti.

La Quarta rivoluzione industriale: pianificata 50-70 anni fa

Uno stravolgimento pianificato 50- 70 anni fa e che non è solo il Grande Reset ma, nella declinazione completa di Davos, è il Grande Reset Tecnologico nella sua totalità.

Si tratta cioè della Quarta Rivoluzione Industriale: l’invito ad ibridarsi con l’Intelligenza artificiale che arriva dai guru della Silicon Valley, la fusione del fisico col biologico e il digitale per una post-umanità nel super Panopticon del grande Leviatano.

Se si capisse questo passaggio, se gli italiani aprissero gli occhi una volta per tutte, capirebbero la diabolica complessità di questo piano antiumano, anti-naturale, anti-democratico pensato per l’abbattimento degli Stati e la decostruzione della specie vivente: ci vogliono assoggettati al grande controllo tecnologico, gestiti da robot e Intelligenza artificiale.

Il punto di non ritorno è ormai ad un passo. Ma chi l’ha capito?

Fonte: orticaweb

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