BRICS+
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BRICS+: a che punto siamo

Il gruppo dei BRICS, acronimo che dal 2001 indica le principali economie emergenti non occidentali (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica), dal 1° gennaio 2024 si è allargato con l’entrata di cinque nuovi Paesi membri: Etiopia, Egitto, Iran, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti.
Inizialmente anche l’Argentina doveva entrare a far parte dei BRICS+ ma lo scorso 30 dicembre il nuovo presidente Javier Milei ha annunciato che l’Argentina rinuncia a entrare nel gruppo.
25 i paesi in lista d’attesa ed in questi giorni è emerso che anche la Nigeria pensa di aderire ai BRICS.

Il Paese che detiene la presidenza nel 2024 è la Russia, che ospiterà il prossimo vertice BRICS ad ottobre 2024 a Kazan, capitale della repubblica russa del Tatarstan.
Con l’entrata di questi Paesi nel gruppo BRICS che ora viene indicato come BRICS plus (BRICS+) gli equilibri economici internazionali potrebbero cambiare in modo significativo.


Gli obiettivi economici

Secondo la Banca Mondiale, i BRICS+ rappresentano il 45,6% della popolazione mondiale e il 28,6% del PIL.
Questi Paesi, inoltre, sono tra le potenze energetiche e petrolifere più importanti del mondo

Si delinea quindi un assetto internazionale multipolare che ha ripercussioni importanti dal punto di vista economico: se da dopo la caduta del muro di Berlino nel 1989 e lo scioglimento dell’Unione Sovietica, il dollaro si è imposto come la valuta ufficiale per gli scambi di beni e servizi a livello mondiale, i nuovi BRICS+ vorrebbero creare uno scenario alternativo.
La presidenza russa dei BRICS+ ha fissato in particolare tre obiettivi per il 2024:

  • una maggiore collaborazione fiscale e doganale tra i Paesi membri,
  • aumentare il ruolo dei BRICS+ nel sistema finanziario internazionale
  • incentivare la cooperazione tra i sistemi bancari dei Paesi BRICS+.

Nel 2014, infatti, i BRICS hanno creato la Nuova banca per lo sviluppo (New Development Bank), con lo scopo di finanziare prestiti per le economie emergenti ed i Paesi in via di sviluppo, in particolare nei settori dell’edilizia, infrastrutture ed approvvigionamento energetico.

Una nuova moneta?

Riguardo la cooperazione in ambito bancario, soprattutto Iran e Brasile hanno fatto delle proposte per creare una nuova valuta che possa sostituirsi al dollaro nelle transazioni transfrontaliere ed internazionali tra gli Stati.
La proposta riguarderebbe la creazione di una valuta digitale che possa mettere in atto una de-dollarizzazione nelle transazioni economiche internazionali, diminuendo la dipendenza dal dollaro statunitense.
Durante l’ultimo vertice 2023 a Johannesburg si era parlato infatti di creare la moneta ‘R5’, ossia una nuova cripto-valuta basata sulle cinque monete dei Paesi BRICS: real brasiliano, rublo russo, rupia indiana, renminbi cinese e rand sudafricano, ma convertibile in altre valute.
Questa decisione sembra comunque richiedere tempi lunghi e non verrebbe quindi realizzata nell’immediato.

Equilibri geopolitici

Il nuovo assetto si pone come alternativa al “blocco occidentale”, creando un mondo multipolare, con nuovi Paesi le cui economie continuano a crescere ed acquisire un’importanza sempre maggiore dal punto di vista degli equilibri geopolitici.
Questo si nota, ad esempio, con le crescenti tensioni nel Mar Rosso e le conseguenze sul transito di materie prime e sull’approvvigionamento energetico: fonti energetiche ed interessi geopolitici sono infatti strettamente collegati ed ora che Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita ed Iran sono entrati nei BRICS+ questo potrebbe avere un forte impatto sugli equilibri della regione.
Per quanto riguarda la Cina, poi, i BRICS+ potrebbero rappresentare un canale per accrescere la propria influenza sul continente africano ed acquisire un ruolo di Paese guida delle economie emergenti, sempre più in contrasto con gli Stati Uniti.
La Russia, dal suo canto, anche a causa delle sanzioni economiche per la guerra in Ucraina, considera i BRICS+ come supporto e sostegno contro il blocco occidentale: il presidente russo Putin ha infatti annunciato che più di 30 Stati hanno manifestato un interesse sempre maggiore per entrare a far parte del gruppo che, dunque, potrebbe continuare ad allargarsi.

L’Argentina fuori

Il 30 dicembre scorso, il nuovo Presidente argentino da poco insediatosi al governo, Javier Milei, ha annunciato la rinuncia dell’Argentina ad entrare a far parte dei BRICS+.
Nonostante ad agosto 2023 il Paese avesse chiesto formalmente l’adesione al gruppo insieme agli altri cinque nuovi Stati membri, il presidente Milei ha deciso di inviare una nota ufficiale ai presidenti dei Paesi BRICS per annunciare che l’Argentina non sarà tra i nuovi membri designati per il 2024.
La scelta si inserisce nel quadro della nuova linea di politica estera annunciata dal neo presidente: avvicinamento agli Stati Uniti ed Europa, sostegno ad Ucraina ed Israele e allontanamento dalle posizioni del blocco formato da Russia e Cina.
In particolare la mossa di Milei può essere letta nel quadro macroeconomico in cui versa il Paese: l’Argentina è impegnata infatti nelle trattative con il Fondo Monetario Internazionale (FMI) in merito alle condizioni per restituire un debito che ammonta a circa 45 miliardi di dollari.
Su questa scia, tenersi lontano dai BRICS+ secondo il presidente argentino potrebbe rafforzare i suoi legami con gli Stati Uniti, uno dei principali Paesi finanziatori del FMI, cruciale per fronteggiare la grave crisi economica in cui versa l’Argentina.

FONTE: Geopop

La Nigeria verso i BRICS:
un nuovo equilibrio geopolitico in atto

Tre cose da sapere:

  1. L’interesse crescente verso i BRICS: Il Ministro degli Esteri della Nigeria Yusuf Togar ha espresso l’intenzione del suo paese di unirsi al blocco dei BRICS, evidenziando una tendenza crescente di diversi paesi per allontanarsi dall’asse occidentale a favore di un nuovo orientamento geopolitico ed economico che sfida il dominio mondiale degli Stati Uniti e degli alleati tradizionali.
  2. I criteri di espansione dei BRICS: Il processo di adesione ai BRICS non è immediatamente chiaro, ma coinvolge l’intenzione di partecipare e/o una richiesta formale. Con 25 paesi in lista d’attesa e sei di questi che hanno già presentato una domanda formale, la riunione di Kazan in Russia assumerà un ruolo cruciale nell’identificare i nuovi membri, nel contesto in cui questi paesi cercano di influenzare in modo significativo la futura direzione economica e politica globale.
  3. L’impatto continentale e globale dell’allargamento dei BRICS: L’ingresso di cinque nuovi paesi negli ultimi tempi e l’interesse della Nigeria riflettono il potenziale cambiamento del baricentro del potere economico mondiale. Per l’Africa, la presenza crescente nel blocco offre una piattaforma alternativa di cooperazione economica e politica, potenzialmente riducendo la dipendenza dall’Occidente e i vincoli di politiche economiche imposte.

La potenziale adesione della Nigeria ai BRICS rappresenta non solo una svolta economica e geopolitica per il paese ma un segnale della volontà di numerosi Stati di diversificare le proprie alleanze e di cercare nuove opportunità di crescita al di fuori del tradizionale sistema occidentale.
Mentre l’argomentazione della BRICS si sta allargando, i paesi africani potrebbero guadagnare un peso maggiore sul palcoscenico internazionale, favorendo uno sviluppo più equilibrato e multipolare del continente.
L’impatto di questa tendenza potrebbe comportare una ristrutturazione degli equilibri globali, con un conseguente spostamento di potere che sfiderebbe l’attuale ordine mondiale e le politiche economiche prevalenti.
La riunione di Kazan diventerà un punto focale in questo scenario in evoluzione, determinando i prossimi passi nei rapporti internazionali e nelle sinergie economiche.

FONTE: Africa24

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