
Regione e UE: soldi agli agricoltori siciliani per non coltivare il grano. E così arriva il grano canadese
Ecco cosa fa la Regione siciliana: distribuisce ricchi premi agli agricoltori della nostra Isola che non coltiveranno
il grano duro per sette anni! Meno grano duro prodotto in Sicilia, più giustificazioni per il grano duro che arriva con le navi. Così la Regione siciliana si genuflette agli interessi delle multinazionali, dell’Unione Europea e del Canada. Il tutto a scapito dei consumatori che mangeranno sempre più grano ‘estero’ con annessi e connessi
Chi l’ha detto che la Regione siciliana non fa nulla per i produttori di grano duro dell’isola? Fa, invece. E sapete cosa fa, guarda caso a partire da quest’anno, proprio mentre infuria in tutto il mondo la polemica sul grano duro canadese pieno di glifosato e micotossine DON? Regala un po’ di soldi ad ogni agricoltore siciliano che decide di non coltivare più grano duro per sette anni! Sì, avete letto bene: tu, agricoltore di Sicilia, ti stai buono per sette anni tenendo i terreni a pascolo e io, Regione, ti regalo 360-370 euro ad ettaro. I soldi li tira fuori l’Unione Europea.
Riassumendo
Le multinazionali devono fare affari in Canada.
I canadesi dicono: “Sì, ma in cambio ci dovete fare vendere i nostri 4 milioni di tonnellate di grano duro che coltiviamo nelle aree fredde e umide”.
Le multinazionali impongono all’Unione Europea il CETA, che prevede, tra le altre cose, che l’Unione acquisti il grano duro canadese. Morale: pasta, pane, biscotti, pizze, dolci, merendine e via continuando si faranno anche con questo grano ‘estero’.
Ci penserà la pubblicità martellante a farci ‘digerire’ il glofosato e le micotossine DON.
Il Parlamento Europeo approva il CETA e dice ai 27 Paesi che fanno parte della stessa Unione: approvate il CETA.
Milioni di consumatori, in tutta Europa, protestano contro il CETA e contro i veleni in agricoltura.
E mentre è in corso ‘sta battaglia che fa la Regione siciliana? D’accordo con l’Unione Europea toglie di mezzo una parte del grano duro siciliano per fare posto a quello ‘estero’.
Intanto la parola passa al Senato presieduto da Piero Grasso, che ‘deve’ approvare il CETA. E via…
Fonte: Il Sapere è Potere