Neurodiritti
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Neurodiritti: già all’inizio del 2021 sono state poste questioni relative alle sfide etiche derivate dalle interfacce cervello-computer.
Proteggere la dimensione mentale dell’essere umano da nuove forme di sfruttamento è una grande sfida sociale che deve essere affrontata a vari livelli, in primis a livello di diritti fondamentali.

Neurodiritti
quali nuove tutele per la sfera mentale:
tutti i nodi etico-giuridici

Marcello IencaETH Zurigo

Le sfide etiche poste dalle interfacce cervello-computer (in inglese, brain-computer interfaces o BCI) e da altre neurotecnologie ci spingono ad affrontare una questione sociale fondamentale:
determinare se, o a quali condizioni, è legittimo avere accesso o interferire con l’attività neurale di un’altra persona o della propria.

Il cervello, infatti, non è un organo come un altro ma il centro di coordinamento delle funzioni vitali dell’organismo e il presupposto neurobiologico della mente e delle facoltà ad essa afferenti come la coscienza, la memoria, la percezione e il linguaggio, ovvero tutto ciò che ci costituisce come esseri senzienti dotati di una propria identità, dunque definibili come persone.

Cosa sono i neurodiritti

Il termine ‘neurodiritti’ è stato coniato dal giurista argentino Roberto Andorno e dal sottoscritto in una serie di articoli pubblicati tra il 2015 e il 2017 per descrivere la categoria emergente di quei diritti umani fondamentali relativi alla sfera mentale e neurocognitiva.

Una nostra analisi comparativa su questo argomento ha concluso che le garanzie e le protezioni esistenti nei trattati internazionali e altri strumenti per i diritti umani potrebbero essere insufficienti per affrontare adeguatamente le specifiche sfide etiche e legali sollevate dai progressi dell’interfaccia cervello-macchina.
Questo perché molti di questi trattati furono concepiti e adottati molto prima che le neurotecnologie diventassero realtà concreta.
Ad esempio, la dichiarazione universale dei diritti umani fu adottata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1948.

I quattro nuovi neurodiritti necessari

In questo scenario tecnologico in rapida evoluzione, sosteniamo che è fondamentale determinare quali diritti gli individui siano autorizzati a esercitare in relazione alla loro dimensione mentale.
In particolare, sosteniamo la riconcettualizzazione evolutiva dei diritti fondamentali esistenti ed eventualmente la creazione di quattro nuovi neurodiritti:

  • il diritto alla libertà cognitiva
  • il diritto alla privacy mentale
  • il diritto all’integrità mentale
  • il diritto alla continuità psicologica.

Libertà cognitiva

un diritto alla libertà cognitiva dovrebbe proteggere la libertà fondamentale degli individui di prendere decisioni libere e competenti sull’uso degli BCI e di altre neurotecnologie. Sulla base di questo principio, gli individui adulti competenti dovrebbero essere liberi di usare le BCI sia per scopi clinici che di potenziamento cognitivo, purché non violino le libertà di altre persone.
Allo stesso tempo, essi dovrebbero avere il diritto di rifiutare applicazioni coercitive, comprese quelle implicitamente coercitive.

Crediamo che questa considerazione sia particolarmente importante per prevenire scenari futuri in cui lo Stato, le grandi aziende o attori malevoli potrebbero manipolare con la forza gli stati mentali dei singoli cittadini.

Privacy mentale

Nella sua connotazione positiva, questo diritto dovrebbe permettere agli individui di mettere al sicuro le informazioni neurali da accessi e controlli non voluti, specialmente dalle informazioni elaborate sotto la soglia della percezione cosciente.
Nel prossimo futuro, con la crescente disponibilità di archivi di dati neurali condivisi privatamente o pubblicamente e i progressi paralleli nella scoperta dei correlati neurali del comportamento, è plausibile aspettarsi una corsa alle armi degli algoritmi in grado di elaborare dati neurali per creare modelli predittivi delle preferenze dei consumatori e del loro comportamento.
Inoltre, vi è un concreto rischio di microtargetizzazione e profilazione basati su caratteristiche neurocognitive di individui o gruppi.

Integrità mentale

Il diritto all’integrità mentale, che è già riconosciuto dal diritto internazionale (articolo 3 della Carta dei diritti fondamentali dell’UE) per quanto riguarda la promozione della salute mentale, dovrebbe essere ampliato per proteggere anche dalle manipolazioni illecite e dannose dell’attività mentale delle persone abilitate dalle neurotecnologie.
Le nuove forme di minacce per l’integrità mentale, rese possibili dalle neurotecnologie, possono includere la neurostimolazione indesiderata, il neurohacking malevolo e la manipolazione potenzialmente dannosa della memoria.

Continuità psicologica

il diritto alla continuità psicologica intende preservare l’identità personale delle persone e la continuità della loro vita mentale da alterazioni esterne non volute da terzi.
A differenza del diritto all’integrità mentale, questo diritto si applica anche agli interventi non autorizzati di modifica della personalità che non comportano un danno fisico o psicologico diretto alla vittima, ad esempio neurointerventi per scopi militari finalizzati a modulare al rialzo l’aggressività o la soglia di tolleranza del dolore dei soldati.
Il diritto alla continuità psicologica è particolarmente rilevante anche in relazione alle strategie di marketing invasive come quelle in cui la pubblicità è appositamente progettata per aggirare le difese razionali di una persona e alterare le sue preferenze o il suo comportamento.

Gli utenti di BCI dovrebbero sempre mantenere il diritto di avere controllo sul proprio comportamento, senza sperimentare “sentimenti di perdita di controllo” o addirittura una “rottura” dell’identità personale recentemente rilevati da studi qualitativi con pazienti.

Questo principio potrebbe diventare particolarmente importante nel contesto della sicurezza nazionale e della ricerca militare, dove le neuroapplicazioni che alterano la personalità sono attualmente in fase di test per scopi strategici.

Dalla nostra prima concettualizzazione ad oggi, dunque in poco più di un lustro, i neurodiritti sono passati dall’essere una semplice ipotesi teorica a diventare strumenti concreti di governance tecnologica e dibattito legislativo a livello internazionale.

Conclusioni

In sintesi, proteggere la dimensione mentale dell’essere umano da nuove forme di sfruttamento è una grande sfida sociale che deve essere affrontata a vari livelli, in primis a livello di diritti fondamentali.
Emendamenti coordinati al quadro dei diritti umani esistenti sono in cantiere in molte aree del globo al fine di massimizzare i benefici delle neurotecnologie per la società e l’individuo, proteggendo al contempo i diritti e le libertà fondamentali.

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FONTE: AgendaDigitale.eu

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