“Le Radici Del Male da Malthus a Bergoglio”
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Che ruolo ha giocato l’elezione di Jorge Mario Bergoglio nella “fase finale” del Nuovo Ordine Mondiale? Ne parliamo con Armando Savini

Crisi finanziarie, politiche deflazionistiche, crisi economiche, pandemie, crisi umanitarie, inflazione, tassi di interesse alle stelle… Qual è il filo rosso che lega tutti questi scenari? Si tratta di eventi indipendenti o diretti da un’unica cabina di regia? Che ruolo ha giocato l’elezione di Jorge Mario Bergoglio nella “fase finale” del Nuovo Ordine Mondiale? Il mondo di oggi è davvero diviso in bianchi e neri, buoni e cattivi, come molti falsi informatori vogliono farci credere, o stiamo assistendo ad una metamorfosi continua che rimette sempre tutto in discussione?

Ne abbiamo parlato con Armando Savini, economista, saggista, cultore di esegesi biblica e mistica ebraica, che ha appena pubblicato il suo ultimo libro “Le radici del male da Malthus a Bergoglio. Quando il genere umano non è perfettibile”.

Un titolo molto forte, che potrebbe prestare il fianco a qualche critica. Perché le “radici del male”?


Il libro prende le mosse da due articoli pubblicati nel 2023, “Le radici del Grande Reset da Malthus a Bergoglio” e “La metafisica del Grande Reset”, dove esaminavo le origini filosofiche di questo progetto mondialista, incentrato su una visione del mondo che sembra essere condivisa anche da Jorge Mario Bergoglio, il quale, a più riprese, ha parlato di decrescita economica, politiche green e governo mondiale, appoggiando le istanze del capitalismo inclusivo dei Rothschild e benedicendo la proposta del Grande Reset del World Economic Forum (WEF) di Davos. Con il presidente del WEF Klaus Schwab, Bergoglio condivide il pensiero di Dom Hélder Câmara, conosciuto come il “vescovo rosso”, uno dei padri della teologia della liberazione, ossia il marxismo in teologia. Da buon gesuita moderno, Bergoglio è impregnato di esistenzialismo teologico.

Si tratta di una corrente teologica, che si è strutturata in due rami principali: quello del teologo evangelico Rudolf Bultmann e l’altro del teologo protestante Paul Tillich. Il primo, sottomettendo la teologia alla filosofia esistenzialista, demolì il messaggio evangelico attraverso il processo di demitologizzazione, cioè, la negazione di tutto ciò che è miracoloso e sfugge alla ragione e all’esperienza quotidiana. Il secondo fu un promotore del socialismo in teologia. In ambito cattolico, il principale esponente di questa corrente fu il gesuita Pedro Arrupe, Preposito Generale della Compagnia di Gesù dal 1965 al 1983, personaggio che ingaggiò una guerra nascosta contro il papato e che Bergoglio ha dichiarato servo di Dio nel 2018!

Con Arrupe comincia il processo sistemico di autodistruzione dei gesuiti e la “gesuitizzazione” della Chiesa, che giunge al suo apice proprio con l’Argentino! Alla radice del Grande Reset, come anche dell’esistenzialismo teologico dei gesuiti, c’è la gnosi, l’origine di ogni male, che prima di manifestarsi come eresia cristiana (gnosticismo) è un’eresia ebraica. È da questa visione del mondo che derivano tutti gli eccessi della società occidentale fino alla follia ecologista e transumanista.  Dal momento che l’oggetto d’indagine andava oltre il Grande Reset, il titolo non poteva che cambiare in “Le radici del male da Malthus a Bergoglio”.  

Quanto incide il paradigma gnostico sulla vita di tutti i giorni?


Tantissimo. Il mondo delle idee si contende tra due roccaforti, due diversi paradigmi interpretativi della storia universale, che si fondano su due opposti giudizi sull’essere. Da una parte emerge il concetto di essere interpretato come partecipazione; dall’altra come caduta. Scegliere l’uno o l’altro cambia l’intera visione del mondo e della politica, in quanto le azioni dipendono dai giudizi, e questi si formulano in base ai propri principi filosofici.

In questi ultimi anni, abbiamo assistito proprio all’assalto dello gnosticismo più estremo, quello per cui la salvezza (o il diritto di esistere su questa terra) è solo per una élite, che ha il monopolio della conoscenza e per questo il diritto di guidare l’umanità e di imporre la sua idea di bene.

Quando personaggi come quelli del World Economic Forum affermano di aver acquisito «poteri divini» di «creazione e distruzione», e per questo sarebbero degni di governare un mondo suddiviso in pneumatici (Illuminati, gli esseri divini del WEF), psichici (scienziati e politici asserviti agli pneumatici) e ilici (inutili mangiatori, animali hackerabili), siamo davanti ad una visione gnostica del mondo.

Quando un ex-ministro afferma candidamente che questo pianeta è stato progettato per 3 miliardi di persone e che siamo troppi, ma non mostra di voler fare le valigie e lasciare la scena di questo mondo, è chiara la sua visione. Quando l’ex vescovo argentino manda la sua benedizione al WEF incoraggiando il lavoro di questi illustri personaggi, suscita qualche perplessità.

Quando il preposito generale della Compagnia di Gesù, il gesuita Arturo Sosa Abascal dice che il diavolo non esiste e che al tempo di Gesù non c’erano i registratori – per cui il Vangelo non va preso troppo sul serio come, del resto, anche i comandamenti non sono assoluti- esprime dei giudizi improntati su una visione del mondo ben precisa, che si basa sull’esistenzialismo teologico.

La scelta del modello ermeneutico è fondamentale, perché condiziona non solo le scelte politiche ma anche la dottrina della Chiesa cattolica, oltre al modo di conoscere il mondo. Cioè, la scienza.

In che modo condiziona la scienza?


Anche l’epistemologia (che studia il rapporto tra l’osservatore e la realtà) è contesa in un incessante e logorante tiro alla fune tra le due visioni del mondo. Secondo la filosofia cristiana (realista-tomista) la verità è oggettiva: essa è il frutto della naturale convergenza di più processi conoscitivi che partono da diverse ipotesi iniziali.

La trasparenza del linguaggio e la conformità e l’obbedienza al metodo scientifico fanno sì che un esperimento possa essere ripetuto ovunque da chiunque nelle medesime condizioni. Questo comporta che la scienza per essere tale deve essere democratica e basarsi sull’osservazione di leggi precise.

Diversamente, un linguaggio ambiguo, la non conformità e l’inosservanza delle regole non permettono la convergenza, ma alimentano l’opinione, che tende sempre più a cristallizzarsi in una verità soggettiva che si scontra con le altre, fino al dominio di una su tutte le altre. È questa la via del dogmatismo scientifico, cioè, di una verità soggettiva imposta che va a coprire la verità oggettiva. È la via della gnosi, ermetica, esoterica.

Ne abbiamo avuto qualche assaggio in questi ultimi anni, quando ci veniva chiesto di credere ciecamente ad un farmaco sperimentale, senza neanche poter leggere il bugiardino. Prendi e basta! secondo le prescrizioni soggettive di una élite “illuminata”.

Che ruolo ha giocato l’elezione di Jorge Mario Bergoglio nella “fase finale” del Nuovo Ordine Mondiale?



Senza l’azione politica di Bergoglio i progetti globalisti di Davos non avrebbero avuto quel successo che hanno avuto e che continuano, purtroppo, ad avere. Le politiche pandemiche, lo sviluppo sostenibile, l’Agenda 2030 e le politiche green, non avrebbero avuto vita facile con Benedetto XVI.

Perché le élite globaliste potessero attuare il loro progetto era necessario che sul soglio di Pietro salisse un grande umanitario, atlantista, europeista, pacifista, salutista, vaccinista (basti ricordare «Vacunarse es un acto de amor», «negazionismo suicida», gli incontri segreti con il CEO della multinazionale farmaceutica  Pfizer), ecologista, ecumenista, filonazista (?), pro lockdown («Mi addolora chi va in vacanza per sfuggire al lockdown»), a favore della narrativa pandemica («Non sprechiamo questa pandemia»), immigrazionista, liberal-marxista, amico dei potenti (Rothschild & co.) e sostenitore dei diseredati (per lo più immigrati non cristiani), ardente attivista sociale pro-gender, acerrimo nemico dell’antica liturgia, inclusivista a 360°, teologicamente liquido, promotore di una fratellanza (e religione) universale,  nonché giustiziere di ogni sorta di fondamentalismo cattolico che non contempli l’inclusione di dottrine non cattoliche come LGBTQ, benedizione delle coppie gay, ecologismo, vaccinismo, etc.

In altre parole, era necessario un vescovo woke che potesse far implodere la Chiesa dall’interno. Sembra che tale progetto fosse stato pensato già negli anni settanta dal Club di Roma.

Nel suo libro, parla anche di geopolitica e della lotta tra i promotori del Nuovo Ordine Mondiale e del Nuovo Ordine Multipolare. Quanto incide “la radice del male” sulla geopolitica?



Come ho detto, le azioni dipendono dai giudizi e questi si formulano in base ai propri principi filosofici. Se la geopolitica dipende dalla visione filosofica del mondo, allora l’ordine che viene a costituirsi rispecchierà i principi che azionano l’agire politico.

Dietro alla geopolitica del Nuovo Ordine Mondiale si nasconde una visione gnostica del mondo, che non distingue il bene dal male, il creatore dalla creatura, il maschio dalla femmina, Dio da satana.

Ma anche la matrice filosofica che soggiace al Nuovo Ordine Multipolare presenta elementi di natura gnostica, sebbene non estremi come nell’altra. Sembra di assistere ad uno scontro tra due fazioni all’interno di uno stesso paradigma: gnostici “estremisti” contro gnostici “moderati”.

Che prevalga il Deep State o l’asse dei Patrioti, che si passi da una monarchia globalista ad una oligarchia globalista, il mondo resta sempre sotto il dispotismo – più o meno moderato – delle élite gnostiche.

Non sappiamo quando durerà la moderazione. Per vedere l’alba di un mondo nuovo è necessario che sia ripristinata in primis la giustizia originale all’interno della Chiesa cattolica e che i mercanti vengano cacciati per sempre dal Tempio.

Fonte: ROMAIT

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