Comuni contrari
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2 Regioni e 83 Comuni contrari alla spericolata legge di Adolfo Urso. Il Governo non li ha convocati (come previsto dalla norma).

E’ successo tutto negli ultimi giorni e a ridosso dello scadere del termine di legge. Il tempo a disposizione è stato veramente poco.

Ed è finita esattamente come nel 2020 quando gli oltre 600 Comuni d’Italia Stop5G vennero silenziati dal Governo.

Stavolta però, a differenza dell’esecutivo Conte, a Giorgia Meloni non è servito un decreto bavaglio, bastato semplicemente far scadere nel termine fisiologico dei 120 l’iter legislativo per lasciare inascoltati tutti gli 83 Comuni e le 2 Regioni per la prevenzione del danno elettromagnetico, non convocata la Conferenza Unificata.

Un vero e proprio colpo basso per i territori e i cittadini preoccupati per gli effetti dello tsunami elettromagnetico, l’ennesima testimonianza di come il 5G sia un grosso problema anche da un punto di vista democratico.

Tra delibere di consiglio comunale e ordinanze sindacali contingibili e urgenti, uno per uno ecco tutti i Comuni che entro il 30 Aprile 2024 si sono opposti all’art. 10 legge 30.12.2023 che per la prima volta in Italia aumenta i limiti dell’elettrosmog. 

Lo zoccolo duro si registra in Trentino Alto Adige/Sud Tirolo (62) e Liguria (14). 

E’ stata una corsa contro il tempo vanificata dai clamorosi conflitti d’interessi tra lobby delle Telco, Governo e Anci, il vero motivo occulto della mancata convocazione della Conferenza UnificataI Comuni sono stati allertati dalle istanze di cittadini, associazioni, movimenti politici e medici ma 82 degli 83 Municipi che hanno approvato atti di indirizzo l’hanno fatto verso la fine dei 120 giorni, avendo poco margine di tempo nel confronto con l’esecutivo. Il Governo ha giocato sporco, non ha fatto nulla per ascoltarli, l’ennesima sospensione democratica per una transizione digitale non richiesta dai cittadini e imposta dall’alto dai poteri forti. E’ la tecnogabbia! Nel 2020 vennero imbavagliati 600 Comuni Stop5G, oggi 83 stop elettrosmog: la modalità autoritaria è sempre la stessa. Ti opponi democraticamente? In un modo o nell’altro, ti blocco. Il Disconnessi Day ha però mandato un segnale inedito e in controtendenza: è stata l’azione collettiva di consapevolezza sul grave problema”.

Ecco la lista completa degli enti locali contrari alla manovra elettrosmog.

Ancora non votati gli atti presentati nella Regione Marche e nei consigli comunali di grandi città come Genova, Milano e Trieste. Ma ormai il tempo della Conferenza Unificata è scaduto.

Tra le Regioni, infine, approvati un paio di atti di indirizzo politico in Piemonte ed Emilia Romagna.

EMILIA ROMAGNA

Mozione in Consiglio Regionale

Fiorenzuola D’Arda (Piacenza) Deliberazione di Giunta Comunale

LIGURIA

Camogli, Carasco, Casarza, Cogorno, Lavagna, Leivi, Moneglia, Ne, Pieve Ligure, Rapallo, S. Colombano Certenoli, Santa Margherita Ligure, Serra Riccò e Sestri Levante (Comuni tutti in provincia di Genova, tutte Ordinanze del Sindaco)

MARCHE

Fermo Atto di giunta

Montefano (Macerata) Ordinanza

Pesaro Mozione

MOLISE

Campodipietra (Campobasso) Delibera di Consiglio Comunale

PIEMONTE

Ordine del giorno in Consiglio Regionale

SICILIA

Modica (Ragusa) Delibera di Consiglio Comunale

TRENTINO ALTO ADIGE/SUD TIROLO

Andriano, Badia, Brennero, Bressanone, Bronzolo, Brunico, Caldaro, Cermes, Cortaccia, Cortina, Corvara, Curon, Dobbiaco, Egna, Falzes, Fiè allo Sciliar, Gais, Glorenza, Laces, La Valle, Laives, Lasa, Luson, Marlengo, Meltina, Montagna, Naturno, Naz-Sciaves, Nova Levante, Nova Ponente, Ora, Ortisei, Ponte Gardena, Prato allo Stelvio, Predoi, Postal, Racines, Rio Pusteria, S. Lorenzo di Sebato, San Martino in Badia, San Martino in Passiria, Santa Cristina Valgardena, Sarentino, Scena, Selva dei Molini, Senale, Sesto, Silandro, Sluderno, Terento, Terlano, Termeno, Tirolo, Tures, Vadena, Val di Vizze, Vandoies, Varna, Velturno, Verano, Villabassa, Vipiteno (Comuni tutti in provincia di Bolzano, tutte delibere di Consiglio Comunale)

VENETO

Povegliano (Treviso) Istanza del Sindaco a Governo, Regione, ANCI

Fonte: oasisana

Povegliano (Treviso), il Sindaco scrive a Zaia: “Veneto sospenda per 5 anni l’aumento d’elettrosmog” – Documento.

La invito a chiedere una moratoria di almeno 5 anni nell’attuazione di quanto previsto dall’articolo 10 della legge 214 del 30.12.23 e la corrispettiva immediata implementazione di seri studi di ricerca scientifica“.

Firmato Rino Marzan, è la richiesta con tanto di timbro municipale girata dal Sindaco di Povegliano (Treviso) a Luca Zaia, presidente della Regione Veneto. L’istanza si riferisce all’entrata in vigore della legge nazionale che aumenta l’elettrosmog in Italia ed è supportata da ampia letteratura biomedica che attesta i gravi rischi sanitari a cui la popolazione viene esposta nell’overdose elettromagnetica voluta dal Governo Meloni.

Con la stessa richiesta per i rispettivi governatori, atti di indirizzo politico sono già stati approvati dalla Regione Piemonte e dalla Regione Emilia RomagnaSecondo una chiave di lettura giuridica offerta dal Codacons, infatti “solo i Presidenti di Regione possono fermare l’aumento sollevando conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato. Oggi le Regioni possono legiferare nuovamente in materia, fissando limiti più cautelativi di quelli che saranno fissati dal Governo, ricorrendo le condizioni etico-politiche“: in attesa di capire come si muoverà la Regione Veneto, le numerose delibere di giunta comunale messe all’albo pretorio in Trentino Alto Adige Sud Tirolo (62 Comuni solo nella provincia di Bolzano) e le ordinanze a raffica emanante in Liguria (14 da altrettanti sindaci nella città metropolitana di Genova) potrebbero innescare un meccanismo di legge regionale per tornare alla media dei 6 V/m, abbandonando la morsa dei 15 V/m promulgata a ridosso dell’ultimo Capodanno.

Infine a Roberto Occhiuto, presidente della Regione Calabria, da parte di Bianca Laura Granato (ex senatrice e fondatrice dell’associazione Popolo Unito) è arrivato l’invito ad impugnare la norma elettrosmog innalzato: “Si invita la s.V. ad assumere di fronte alla cittadinanza un impegno pubblico atto ad impugnare il provvedimento nelle sedi giudiziarie competenti, in virtù della Sua prerogativa di garante della salute sul territorio da Lei amministrato“. Proprio Occhiuto, di recente, in Calabria ha riconosciuto l’elettrosensibilità, malattia altamente invalidante e tipica dell’Era elettromagnetica già nelle malattie rare della Basilicatacol 5G nella media di 15 V/m, proprio gli elettrosensibili si trovano adesso in serio pericolo di vita.

Fonte: oasisana

Il Governo non ha convocato ANCI (che ha un accordo lobbistico sul 5G su 4.900 milioni di euro fino al 2026) – Documento

Il documento, si chiama “Convenzione reti ultraveloci PNRR ed è stato firmato nel Luglio 2023 dall’ANCI con la Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento per la trasformazione digitale sotto l’egida del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio per l’Innovazione Alessio Butti, insieme a TIM, Vodafone, Open Fiber, Inwitt, Inftratel e FiberCop. L’accordo richiama il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, i fondi europei stanziati da Bruxelles per la ripresa post emergenza sanitaria 2020, e riguarda le azioni del 5G da completare nell’investimento 3 “Reti ultraveloci” della Missione 1 – Componente C2, ovvero i progetti Italia a 1 Giga (importo complessivo di 3.863,5 milioni di euro), Italia 5G (2.020 milioni di euro), Scuola connessa (261 milioni di euro), Sanità connessa (501,5 milioni di euro) e collegamento delle isole minori (60,5 milioni di euro): sul piatto, in sostanza, ANCI si è impegnata ad agevolare tra i propri associati dei Comuni italiani progetti sul wireless di quinta generazione per un investimento totale di circa 4.900 milioni di euro. “Il Piano Italia 5G ha l’obiettivo di incentivare la diffusione di reti mobili 5G in grado di assicurare un significativo salto di qualità della connettività radiomobile mediante rilegamenti in fibra ottica delle stazioni radio base e la densificazione delle infrastrutture di rete, al fine di garantire la velocità“, si legge nel testo dell’atto che chiarisce come “Piani PNRR dovranno essere completati a cura degli Operatori entro il 30 giugno 2026“, termine finale della convenzione ANCI.

L’ANCI, come definito nello Statuto dell’Associazione, costituisce il sistema della rappresentanza di Comuni, Città Metropolitane ed enti di derivazione comunale; rappresenta i Comuni, le città metropolitane e gli enti di derivazione comunale dinanzi agli organi della Pubblica Amministrazione; ne promuove lo sviluppo e la crescita; direttamente, o mediante proprie tecnostrutture, svolge attività di sostegno, assistenza tecnica ed erogazione di servizi nell’interesse e nei confronti dei Comuni italiani singoli o associati e delle Città metropolitane e degli enti soci, anche su incarico della Pubblica Amministrazione, ai suoi diversi livelli e articolazioni.”

L’ANCI avrebbe dovuto rappresentare tutti i pareri dei Comuni, e non l’ha fatto. Avrebbe dovuto farsi portavoce delle istanze anche dei circa 80 municipi che nelle ultime ore dei 120 giorni utili per la Conferenza Unificata (mai convocata) hanno approvato ordinanze o delibere di consiglio comunale per farsi trovare pronti nel tavolo di confronto col Governo Meloni caduto nel vuoto, con l’obiettivo di rappresentare anche l’opposizione di quelle municipalità che hanno assunto una posizione precauzionista e di prevenzione del danno, schierandosi nettamente contro l’aumento dei limiti soglia d’inquinamento elettromagnetico. 

Proprio come nel 2020, quando oltre 600 Comuni Stop5G vennero silenziati dal bavaglio del cd. decreto Semplificazioni chiesto al Conte I dal top manager Vittorio Colao.

Ma non l’ha fatto, cioè ANCI non ha dato voce a chi è rimasto senza: perché? 

Forse la risposta è proprio in questa convenzione ANCI-Governo-Lobby del 5G che palesa un clamoroso (l’ennesimo) caso di conflitti d’interessi. 

Una cosa è certa: tutta la manovra 5G, dall’inizio e fino all’art. 10 della legge 214 del 30.12.23, è infatti contornata di torbido e scarsa trasparenza, a cominciare dall’inizio, sin da quando il Sen. Salvo Pogliese, amico storico del ministro Adolfo Urso (vero esecutore della legge voluta dalle multinazionali straniere) ha innescato l’iter parlamentare con un subdolo emendamento, per poi ritrovarsi beneficiario nel suo collegio elettorale di Catania di un finanziamento da 200 milioni di euro mediati proprio da Urso per la costruzione dell’Etna Valley.

Fonte: oasisana

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