Come rivitalizzare un borgo
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Come rivitalizzare un borgo: la storia di Caterina e Michele.

Caterina e Michele sono due giovani che si sono lasciati tutto alle spalle per andare a vivere in un piccolo borgo della Lunigiana, sull’Appennino tosco-emiliano. Il loro obiettivo? Dare vita a una comunità autosufficiente e aperta a tutti che possa ripopolare questo splendido luogo.

Toscana – Questa è la storia di Caterina e Michele, due giovani che hanno deciso di lasciarsi alle spalle la loro vecchia vita per trasferirsi in un piccolo borgo della Lunigiana, sull’Appennino tosco-emiliano.

Lei originaria della Campania e di formazione archeologa, lui di Carrara, muratore e con l’hobby per la falconeria.

Poco dopo essersi incontrati e innamorati hanno deciso di andare a vivere insieme, spinti dallo stesso sogno di costruire un giorno una fattoria nel bosco, un luogo tutto loro dove poter coltivare la terra e vivere in serenità.

«Entrambi abbiamo sempre guardato nella stessa direzione – racconta Caterina – e questo ci ha portato a fare delle scelte difficili ma coerenti con le persone che siamo. La scelta di trasferirci dal paesino dove stavamo è avvenuta ormai quattro anni fa. Ora Michele fa il boscaiolo e lavora per un’azienda agricola che si occupa di boschi e cura del verde, mentre io mi sono dedicata all’apicoltura e alla creazione di erbe officinali».

Nonostante i due giovani non vivessero in una grande città, sentivano comunque l’esigenza di spostarsi e di trasferirsi in un luogo più isolato e libero sia per loro sia per i loro falchi.

Michele infatti ha continuato a coltivare la sua passione per la falconeria e, per addestrare questi uccelli rapaci, aveva l’esigenza di trovare un posto più adatto a loro.

borgo 2

«Dopo diversi sacrifici – riprende Caterina – siamo riusciti a comprare una casa di questo borgo, che inizialmente si trovava in condizioni terribili e non era abitabile, però noi abbiamo visto il suo potenziale. Ci siamo trasferiti in pieno inverno, non avevamo riscaldamento ed elettricità, dormivamo sul pavimento ed essenzialmente avevamo solo un tetto. Abbiamo subito sperimentato il periodo più difficile dell’anno e visto a cosa stavamo andando incontro. Io e Michele abbiamo un grande spirito di adattamento e questo è stato fondamentale per fare una scelta di vita del genere».

La fondazione di questo borgo, o meglio, di questo micro borgo, costituito da poche case in sasso e una chiesetta, risale al diciottesimo secolo.

Oltre ai due giovani ci abita un’anziana signora di circa ottant’anni, insieme alla nipote e alle figlie. Le rimanenti abitazioni sono di altri proprietari che passano di rado per trascorrere un po’ di tempo in mezzo alla natura ma sono comunque tutte in vendita. 

Otto mesi fa Caterina e Michele hanno anche avuto una bambina, dopo circa settant’anni che non avvenivano nascite nel borghetto.

In questi quattro anni i due sono riusciti a ristrutturare la loro nuova casa rendendola pienamente vivibile, cercando di diventare il più autosufficienti possibile.

Per quanto riguarda l’acqua, questa viene presa dalla sorgente vicina, mentre per il riscaldamento viene utilizzata la legna dei boschi della zona impiegata come combustibile per la stufa. 

Il progetto per l’anno prossimo è quello di puntare anche all’autonomia dal punto di vista energetico, attraverso l’adozione di pannelli fotovoltaici.

«Noi vorremmo diventare il più autosufficienti possibile – riprende Caterina – ma siamo consapevoli che sia impossibile esserlo del tutto. Per questo motivo non ci vogliamo dunque isolare dal mondo e saremo molto contenti nel vedere altre persone raggiungerci per ripopolare questo borgo. Siamo aperti a tutti. In molti già ci hanno contattato perché interessati a trasferirsi qui ma quello che abbiamo notato è che tanti di loro non sanno cosa vogliono realmente o hanno troppe pretese, e basta davvero poco per far cambiare loro idea».

Caterina e Michele si sono resi conto che da soli è troppo complicato vivere in un luogo così lontano da tutto e stanno iniziando a sentire il bisogno di altra gente con la quale instaurare un rapporto di reciproco aiuto. 

«Tra le varie persone che ci hanno contattato nell’ultimo periodo abbiamo trovato un collaboratore, un ragazzo che ha deciso di trasferirsi qui ed è intenzionato a fare questo importante passo in primavera».

«La nostra idea per il futuro – conclude Caterina – è quella di creare una piccola comunità, ognuno con la sua privacy e con la sua casetta. Un gruppo di persone che lavorerà insieme coltivando l’orto, dedicandosi all’apicoltura, allevando gli animali. Ci piacerebbe dare vita a una vera e propria fattoria multifunzionale con l’obiettivo di autosostenerci. Inoltre, sarebbe bello creare delle attività didattiche relative all’apicoltura, alla falconeria e alla vita naturale e rurale, come un percorso sensoriale nel bosco».

Caterina e Michele vorrebbero anche riuscire a comprare un’altra di queste abitazioni e adibirla come bed and breakfast per chi volesse rimanere nel borgo qualche giorno e fare una vera e propria esperienza rurale con pochi comfort. 

Una scelta di vita sicuramente difficile

 ma che, grazie alla forza di volontà e alla passione di questi due giovani, sembra stia portando i suoi frutti. La loro speranza rimane quella di un lento ripopolamento del borgo per creare una piccola comunità sana e aperta a tutti.

30 DIC 2022

Scritto da: DAVIDE ARTUSI

Fonte: Italia che cambia

Come rivitalizzare un borgo