Carriera alias
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Si parla sempre più spesso della carriera alias: come sempre più spesso si parla di questioni di genere, identità sessuali e di genere, orientamenti sessuali, transizioni e genderfluid.

La cosiddetta “carriera alias” si propone come una soluzione per gli studenti transgender – che quindi non si riconoscono nel genere assegnato alla nascita, quello del sesso biologico – che presso gli istituti (scuole, liceo o università) vogliono vedere riconosciuta la propria identità di genere.

La carriera alias è inquadrata come un profilo burocratico, alternativo e temporaneo, riservato agli studenti transgender. Un nome scelto viene quindi a sostituire il nome anagrafico, quello scritto nei documenti ufficiali e dato alla nascita in base al sesso biologico. 

Esemplificativa la vicenda di Anna: Anna che si sente Andrea, e che al liceo Cavour di Roma ha chiesto che venga riconosciuta la sua carriera alias; alla risposta negativa della preside ha lanciato un appello sui social network.

La procedura non ha comunque alcun valore legale al di fuori della scuola.

Serve soprattutto a tutelare l’ambiente formativo per chi ne fa richiesta: a evitare il misgendering, ovvero l’uso di termini che fanno riferimento al sesso biologico e non all’identità di genere in cui si riconosce l’individuo, rischiando di essere offensivi. 

Gay.it scrive un articolo che raccoglie diverse  informazioni sulla carriera alias. 

Badge nuovi e nuovi indirizzi mail sono stati assegnati nelle università che hanno adottato il profilo burocratico.

Così nelle scuole superiori il nome richiesto dovrebbe comparire nei quadri dei voti, nel libretto e nel registro elettronico.

Il nome scelto non può, non essendo un documento legale, essere utilizzato per esempio nell’attestato di laurea o per accedere ad altri servizi.

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Se lo studente o la studentessa è maggiorenne può presentare richiesta, altrimenti tocca ai genitori.

Non tutti possono accedere a questo strumento – continua Gay.it – Si riferisce infatti solo a quelle persone che stanno affrontando un cambiamento di genere (transizione). Non esiste una modalità di accesso univoca: ogni istituto ha un suo metodo, poiché si tratta di un servizio interno e limitato solo a quella scuola o università”.

E questo ragionamento – vale anche per le modalità di cui sopra – può valere comunque per tutta la questione, visto che il tema è di assoluta attualità. 

Non esistono infatti linee guida ministeriali nella scuola per regolare la procedura della carriera alias.Secondo universitrans.it gli atenei pubblici che hanno attivato la carriera alias sono 32 su 68.

La prima università è stata quella di Torino, seguita dalla Federico II di Napoli, da Bologna.

Una decina invece le scuole superiori che hanno approvato il profilo burocratico.

Fonte: ilriformista

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