Lotus Birth
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Lotus Birth: la nascita più dolce e amorevole che ci sia

Mancavano due mesi alla nascita di mia figlia Luna quando lessi del Lotus Birth su una rivista(1) prestatami da un’amica.

Era la prima volta che ne sentivo parlare, eppure immediatamente seppi che così dovrebbe essere e così sarebbe stato.
Quando Luna sarebbe nata l’avremmo accolta in un ambiente calmo, l’avremmo protetta da qualsiasi interferenza mentre si sarebbe adattata alla vita fuori dall’utero assieme a noi, la sua famiglia e l’avremmo lasciata connessa alla sua placenta fino a quando non se ne sarebbe separata lei stessa, spontaneamente.

Il Lotus Birth infatti non è altro che questo: lasciare l’unità neonato-placenta intatta e attendere che la separazione avvenga in tempi naturali.

Il nome deriva da Clair Lotus Day, la quale nel 1976 con molta determinazione riuscì a convincere il medico dell’ospedale a non tagliare il cordone.

Clair aveva avuto modo di osservare le ripercussioni del taglio del cordone sull’aura delle persone nel corso della sua attività di chiaroveggente.

Centinaia di bambini nati con il Lotus Birth

hanno visto la luce da allora, rendendo possibile una valutazione attenta dei numerosi vantaggi di questa procedura che finora sembra non presentare controindicazioni.

La trasfusione completa dalla placenta, intanto, fornisce al bambino fino a 60 cc. di sangue la cui perdita corrisponde ad una emorragia grave con tutte le conseguenze.

In queste circostanze l’ittero del nascituro è inevitabile: non a caso essa viene chiamata “fisiologica”!

Il suo ruolo sembra sia quello, di proteggere la pelle dall’esposizione alla luce solare diretta.

Il neonato e la placenta si originano dalla medesima cellula uovo fecondata e sono quindi, embriologicamente e geneticamente parlando, la stessa cosa.

Il mantenimento dell’integrità fisiologica dell’unità neonato-placenta ha sicuramente delle ripercussioni che possono esser comprese se si considera come le funzioni metaboliche della placenta siano molto complesse.

Nulla fa escludere l’eventualità che anche successivamente alla trasfusione si abbia un trasferimento di nutrienti verso il neonato, siano essi fisici o energetici.

E’ utile ricordare infatti come esistano cinque corpi (fisico, eterico, emozionale, mentale e spirituale) tra i quali vi è un flusso continuo di energia.

Il distacco spontaneo avviene quando il bambino è pronto per esso, ovvero quando i suoi cinque corpi energetici, di cui l’aura è l’emanazione, sono completamente formati.

A confermare quanto detto, si è osservato come il tempo medio di chiusura dell’ombelico a seguito di un taglio immediato del cordone sia di 9,56 giorni, aspettando che il cordone smetta di pulsare esso si accorcia a 7,16 giorni per ridursi a soli 3,75 giorni se si taglia successivamente.

Sono dati che sembrano proprio suggerire una natura traumatica del distacco provocato(2).

Questa pratica inoltre incoraggia a non interferire in nessun modo nell’immediato dopo parto; favorisce quindi il legame tra la madre (e il padre) e il neonato e invita ad attendere senza fretta il secondamento spontaneo.

Nonostante venga spontaneo associarlo ad un parto naturale, specie in un ambiente familiare, il Lotus Birth può venir agilmente integrato nel protocollo ospedaliero.

Anzi, proprio nel caso di un parto medicalizzato, in particolar modo se è stato necessario ricorrere al taglio cesareo o se si tratta di una nascita prematura, esso è particolarmente indicato per compensare gli altri traumi.

Lotus Birth: procedimento da seguire è estremamente semplice.

Si aspetta finché la placenta non è uscita, se possibile spontaneamente.

La si ripone in una ciotola vicino a mamma e neonato.

In seguito va lasciata sgocciolare, sciacquata accuratamente sotto acqua corrente per rimuovere tutto il sangue residuo e gli eventuali coaguli e asciugata quindi delicatamente.

La placenta va tenuta vicino, eventualmente avvolta in un panno assorbente o anche in una borsa fatta apposta per lei, sempre di stoffa beninteso, mai di plastica.

Basta solo fare attenzione a non tirare il cordone quando si sposta il bambino ed utilizzare abiti comodi, senza stringere i pannolini, meglio ancora se si mette semplicemente il pannolino o un asciugamano sotto il bambino(3).

Sembra che, finché la sostanza gelatinosa non si è solidificata, sia importante mantenere alla medesima altezza neonato e placenta; tuttavia se non si ha fretta e si lasciano mamma e bambino indisturbati questa osservazione diviene superflua.

L’origine della parola latina placenta è dal greco plakous, che significa più o meno focaccia.

Incredibile ma vero, nell’attuale cerimonia del taglio della torta di compleanno c’è un residuo della celebrazione della placenta!

Con la pratica del Lotus Birth

ci offriamo la possibilità  di ammirare la placenta, questo organo fantastico, in tutta la sua bellezza.

Ritorniamo a trattarla con rispetto e sacralità e a rimetterla al suo giusto posto, assieme al bambino di cui è parte.

Le reazioni di fronte al racconto di questa possibilità non sono particolarmente calorose o entusiastiche.

Con poche eccezioni, mi pare che essa sia tollerata, o apprezzata a seconda dei casi, come ennesima bizzaria e dettaglio di secondaria importanza.

Nessuna delle donne a cui ne avevo parlato e che hanno partorito recentemente hanno preso quest’eventualità in considerazione, spesso con motivazioni di ordine pratico.

Non ho mai avuto l’occasione, o l’idea, di parlarne con dei medici però mi piacerebbe molto che si cominciasse a concepire il significato e il valore dell’unità biologica di bambino e placenta.

Ricercando le motivazioni scientifiche dell’usanza del taglio del cordone, sono giunta alla conclusione che esse non esistano.

Piuttosto si può affermare che non vi è alcuna giustificazione al taglio precoce del cordone ombelicale alla nascita in tutti i bambini.

Il taglio ritardato (o il non tagliarlo affatto) è la procedura fisiologica; il taglio precoce è un atto sanitario invasivo che ha degli effetti sull’adattamento neonatale e necessita di una precisa motivazione medica.

È una pratica di routine, la cui adozione non è stata accompagnata da studi che valutassero le conseguenze del privare il neonato di un significativo volume di sangue, né da studi che comparassero gli effetti dei diversi metodi(4).

Mi è stato chiesto se questi bambini nati con il Lotus Birth fossero davvero diversi dagli altri.

Certo che lo sono, dato che non sono passati per il trauma del taglio del cordone ombelicale!

C’è chi ha osservato come i neonati venuti alla luce con il Lotus Birth siano più integri, liberi da segni di sofferenza e di stress.

Oggettivamente parlando è davvero arduo fare paragoni. I miei due bambini sono per esempio entrambi molto forti sia fisicamente che spiritualmente.

Per noi il Lotus Birth è stato, infatti, un ulteriore passo in una scelta di vita ben precisa.

Al di là della comunicazione con i bambini che abbiamo accettato e nutrito ben prima della loro nascita, abbiamo cercato di accoglierli in intimità, con rispetto e amore e cerchiamo di accompagnarli ora nella consapevolezza delle loro esigenze e dei nostri limiti. In quest’ottica diventa essenziale la presenza e l’attenzione, l’essere piuttosto che l’agire, ovvero come dice meravigliosamente Shivam Rashana fare esperienza del «non fare»: ritornare ai ritmi naturali e ad essere testimoni dell’ordine naturale delle cose.

Il Lotus Birth è un’inequivocabile evoluzione in senso pacifista ed amorevole del percorso di nascita.

Sicuramente questa evoluzione ci può accompagnare verso l’Homo ecologicus caro a Michel Odent e verso una guarigione della terra grazie alla guarigione della nascita, come ama dire Jeannine Parvati Baker. ..

Fonte: terranuova

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