Chiude la Silicon Valley Bank, c’è il rischio di una nuova Lehman Brothers? Yellen: stiamo vigilando
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Le autorità Usa chiudono la Silicon Valley Bank, la banca delle startup tecnologiche che per due giorni ha fatto tremare le Borse mondial. Il California Department of Financial protection and Innovation ha dato il controllo della Svb alla Federal Deposit Insurance Corporation, l’agenzia indipendente del governo degli Stati Uniti che fornisce un’assicurazione sui depositi delle banche che vi aderiscono. È il più grande fallimento di una banca dalla crisi finanziaria (dopo Lehman Brothers) e, con circa 209 miliardi di asset (e 175,4 miliardi di depositi), il secondo nella storia del sistema bancario degli Stati Uniti (il maggiore fu Washington Mutual)

Il rischio di una nuova Lehman Brothers?

La paura di un fallimento dell’istituto di credito con sede a Santa Clara, in California, ha fatto cadere i titoli finanziari e bancari, mandando in rosso le Borse di tutto il mondo. Il crollo agita i mercati preoccupati per un possibile effetto contagio e spaventati dall’ipotesi che il fallimento possa essere una nuova Lehman Brothers. A far capire la gravità della situazione sono state anche le parole della segretaria del Tesoro Usa, Janet Yellen, durante un’audizione al Congresso. «Ci sono sviluppi recenti che riguardano alcune banche che sto monitorando molto attentamente e quando le banche subiscono perdite finanziarie è e dovrebbe essere motivo di preoccupazione», ha detto l’economista che prima del Tesoro ha guidato per 4 anni la Federal Reserve. In Borsa anche le azioni della First Republic Bank, che serve alcune società venture capital e clienti con un patrimonio legato a settore tecnologico, sono state sospese, dopo perdite per il 40%.

L’aumento di capitale a sorpresa

Per compensare 1,8 miliardi di dollari di perdite dalla vendita di obbligazioni del suo portafoglio, la silicon Valley Bank, specializzata nel settore tecnologico a corto di liquidità ha deciso, a sorpresa, un aumento di capitale da 2,25 miliardi. Ma l’annuncio ha innescato il panico tra gli investitori, che giovedì hanno fatto sprofondare del 60,4% il titolo Svb sul Nasdaq e poi, nell’after hours, di un altro 30%. La notizia dei problemi di Svb ha accentuato il nervosismo che già agitava i mercati per la chiusura di Silvergate, l’istituto di credito incentrato sulle criptovalute. Così il doppio allarme ha contagiato gli altri titoli bancari, prima a Wall Street, dove giovedì le quattro principali banche statunitensi – Citigroup, Wells Fargo, JpMorgan Chase, Bank of America – hanno bruciato oltre 52 miliardi di dollari di capitalizzazione. Poi, venerdì, sui listini di tutto il mondo, Italia compresa. Mentre il titolo Svb è stato subito sospeso dopo aver perso fino al 68% prima dell’apertura.

Gli effetti sulle Borse

Gli effetti della crisi bancaria americana si sono fatti sentire, nella seduta di venerdì 10 marzo, sui mercati europei: a fondo l’indice dei titoli bancari, appesantito dai crolli di Société Générale, Deutsche Bank e Banco Santander. Anche a Piazza Affari titoli bancari in sofferenza: il Ftse-Mib alla fine ha ceduto l’1,55%, ma nel corso della seduta era arrivato a perdere anche più del 2%. Nell’ambito del credito e del risparmio gestito i cali più vistosi sono stati quelli di Finecobank (-4,58%), Bper (-4,47%), Banca Mediolanum (-3,52%) e Unicredit (-3,12%).

Nemmeno il buon dato sull’andamento del mercato del lavoro americano, con 311 mila nuovi posti di lavoro creati a febbraio ha dato a Wall Street la spinta necessaria che le Borse europee attendevano per ridurre le perdite.

Svb specializzata in start-up e settore hitech

Fondata nel 1983 da Bill Biggerstaff e Robert Medearis durante una partita di poker, Svb è la sedicesima banca degli Sati Uniti e opera anche in Europa, in Asia e in Israele, offrendo una serie di servizi finanziari all’ecosistema delle start-up, dalla semplice tenuta del conto bancario alla consulenza per la raccolta di fondi. Sul suo sito web, Sbv si vanta di lavorare con circa il 50% delle aziende tecnologiche, sanitarie e biotecnologiche sostenute dai fondi di venture capital statunitensi, tra cui le piattaforme Pinterest e Shopify.

I problemi sono cominciati mercoledì. Per rafforzare il capitale in seguito alle perdite causate dalla crisi del settore tecnologico, la banca ha annunciato un aumento di capitale da 2,25 miliardi, che non è stato gradito dagli investitori. Anzi, i partner di importanti società di venture capital, tra cui anche il Founders Fund di Peter Thiel, avrebbero contattato le società in portafoglio, invitandole alla cautela o addirittura a ritirare il loro denaro dalla banca. Così è partita la corsa ai depositi.

Il punto è che dopo oltre un decennio di costo del denaro a zero, il brusco rialzo dei tassi di interesse ha lasciato le banche cariche di obbligazioni a basso tasso di interesse, che non possono essere vendute in fretta senza subire perdite, perché quando sale il rendimento scende il prezzo del titolo. Secondo le autorità di controllo le banche statunitensi hanno perdite non realizzate di oltre 620 miliardi di dollari sui titoli in portafoglio. Ma il rischio per ora resta sulla carta. Però, se troppi clienti attingono ai loro depositi in una volta sola, si rischia il tonfo. È successo a Svb che, davanti alla pressanti richieste di contante da parte dei clienti tecnologici in difficoltà, si è trovata costretta a vendere 21 miliardi di dollari di bond in portafoglio (per lo più Titoli di Stato Usa) per ottenere liquidità, con una perdita di 1,8 miliardi di dollari.

La grande crisi finanziaria del 2007-2008 e il caso Lehman Brothers

Anche l’ultima volta l’allarme partì da una banca, provocando la grande crisi finanziaria globale del 2007-2008, la peggiore dagli anni ‘30. Prima fu Bear Stearns, collassata nel marzo 2008 e venduta a Jp Morgan Chase. Poi nel settembre dello stesso anno, Lehman Brother, che invece la Fed decise di non salvare. Il resto è storia recente. La speranza è che oltre dieci anni di tassi a zero e politica monetaria ultra accomodante non abbiano provocato le premesse di una nuova terribile crisi.

Questa volta è diverso, rassicurano gli analisti: la forte esposizione di Svb all’industria hi-tech dovrebbe evitare il contagio del settore bancario. Inoltre le principali banche hanno capitale sufficiente per evitare una situazione simile.I titoli bancari però sono caduti in tutto il mondo, mandando in rosso i listini, da Wall Street (il Dow Jones ha perso l’1,07% e il Nasdaq l’1,75%) a Milano (-1,55%).

Fonte: Corriere Della Sera

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